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Disabili in taxi. Si sale in braccio

Una donna a Roma su una sedia a rotelle sale in taxi con l'aiuto dell'autista

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Osanna Brugnoli è una campionessa olimpionica di scherma. E per salire sul taxi non ha bisogno d'aiuto. Ma i diversamente abili che non hanno gli stessi muscoli d'acciaio di questa romana di 54 anni, in carrozzella per un incidente stradale da quando ne aveva 21, devono contare sul buon cuore dei tassisti. In pratica in taxi a Roma i disabili salgono solo in braccio. Su 7.800 vetture in circolazione in città, infatti, le "macchine accessibili" sono ancora pochissime. Per contarle bastano le mani di due persone. Sei i taxi del 3570, fa il conto il presidente di Uritaxi Loreno Bittarelli. «Credo che ne siano state ordinate altre sei, che sono in arrivo». Ma in tutto, considerando anche le altre società, «non si arriva alla ventina». La boccata d'ossigeno ai taxi accessibili doveva darla l'iniziativa del presidente della commissione Politiche sociali del Comune di Roma, Giordano Tredicine. Ma i finanziamenti di 10 mila euro l'uno, per 500 mila euro, erano funzionali solo alla rottamazione delle auto euro 2. E macchine così vecchie i tassisti non le guidano più da un pezzo. E così solo 16 tassisti coi requisiti hanno potuto ottenere i fondi, con i quali entro la fine dell'anno invece sarebbero dovute entrare in circolazione ben 50 taxi accessibili. Almeno su una cosa non c'è ancora da aspettare: il buon cuore dei tassisti, disponibili a prenderti in braccio se non puoi salire da solo in taxi. Sempre a patto di incontrare il tassista aitante, perché se non è in forma o non è più giovanissimo la disponibilità deve fare i conti con i problemi oggettivi legati agli acciacchi dell'età. Il banco di prova è stato a Largo Argentina. Sabato mattina Il Tempo ha fatto un giro in una delle piazzole taxi più conosciute con una testimonial d'eccezione: la campionessa di scherma, Osanna Brugnoli, oro nell'80 ad Haarlem, Olanda, e nell'84 a Stoke Mandeville in Inghilterra, argento a squadre nell'88 a Seul. Lei ovviamente non ha avuto problemi. Allenata com'è, si è aggrappata allo sportello del taxi di Antonio Pasquini, e ci ha messo un attimo a sollevarsi dalla sedia e a sedersi sulla poltrona a lato guida. Ma chi non è in grande spolvero come lei come fa a salire sul taxi? «Faccio il tassista da 40 anni e i disabili li ho sempre presi» dice Francesco Melis. «Basta avere la station vagon» spiega Stefano Fagotti, che ha persino accompagnato fin dentro l'ospedale un disabile in braccio, che aveva le gambe amputate fino al bacino. Ma c'è anche chi vorrebbe ma non può. «Da solo non ce la farei - dice Mario D'Onofrio - serve l'assistente». E Mauro Innocenti concorda col collega. «Ci vuole il taxi apposta» dice. E intende quello "accessibile" a 5 posti, che assomiglia tanto al furgonetto con cui i panettieri consegnano le rosette la mattina. Ma a parte la disponibilità, se succede qualcosa di chi è la colpa? «Chi si prende la responsabilità se il disabile cade mentre viene sollevato?» si chiede Osanna, che sottolinea anche un altro fatto: «Non tutti i disabili vogliono essere presi in braccio». Anzi. «Molti si sentirebbero persino umiliati, perché non sono più dei bambini».  

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