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«In pensione per disperazione»

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.E come ha fatto? «Sono andato in pensione per disperazione. L'unico modo per superare i problemi dei pendolari è smettere di fare su è giu tra casa e lavoro. Per questo mi sono deciso a tirare i remi i barca anche se non mi pesava il lavoro, ma il viaggio sì». Da leader del comitato non s'è mai tirato indietro neanche se c'era da litigare. Ora che fa? «Adesso posso guardare i titoli sulle locandine che rappresentano la tragedia dei pendolari, e me ne dolgo, perché a questo punto credo che sia un problema irrisolvibile». Perché è così negativo? «Quello che è successo oggi (ieri ndr) alla stazione San Pietro non è un caso. Il traffico dei pendolari che c'è nel Lazio è tutto condizionato da Roma, anche le aziende che lavorano su gomma e ferro prediligono il pendolarismo romano, anche se pure lì i problemi non mancano. Del resto l'ho sempre detto che conveniva andare ad abitare a Terni, Firenze o Napoli piuttosto che nella regione Lazio. Uno ha più servizi a questo punto. Per Firenze-Roma ci vuole un'ora e mezza, Viterbo-Roma ce ne vogliono due, faccia lei..». Cos'è che non va? «È un problema di flussi, è chiaro. Ho sempre detto che Fs regionali e istituzioni non hanno mai saputo programmare il flusso del pendolarismo regionale, e le strutture e le macchine vanno in tilt, perché - faccio un esempio, hanno programmato 10 e invece serviva mille». Anche i guasti sono colpa di una cattiva programmazione dei flussi? «C'è una sovrautilizzazione di strutture e mezzi che poi vanno in tilt, non è questione di mancanza di qualità, mi auguro di no, ma di persone che non sanno capire come vanno le cose e cosa serve».

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