Accoglieva in casa i clienti delle prostitute con la nipotina di tre anni
Main realtà «La Contessa», come veniva chiamata, gestiva una vera e propria «casa di appuntamenti». Da quanto accertato dagli uomini della Squadra Mobile, la donna si preoccupava infatti di reclutare avvenenti ragazze, procurare loro i clienti, contrattare il prezzo della «prestazione» e cedere in comodato «d'uso» la sua abitazione. La richiesta del «servizio» avveniva telefonicamente da parte dei clienti, spesso con un linguaggio «cifrato». Si passava dalla richiesta di «generi alimentari», a quella di «cappotti» o «coperte». Altre volte le richieste erano rivolte a rintracciare «badanti o domestiche». In più occasioni la donna, per non destare sospetti, attendeva i clienti sul portone dell'abitazione assieme alla nipotina di tre anni, in altre l'incontro veniva contrattato in luoghi da definire, e, in alcuni casi anche nelle abitazioni degli stessi clienti. Ma «La Contessa» si preoccupava anche di tutelare la privacy delle sue collaboratrici. Garantendo loro l'anonimato, anche nei rapporti reciproci. Nessuna conosceva le altre «colleghe». In genere la donna veniva vista salire in casa in compagnia di giovani donne particolarmente vistose. Subito dopo un uomo citofonava, entrava nella casa e ne usciva circa un'ora dopo. Nel servizio, secondo quanto accertato, erano compresi anche fazzoletti e preservativi. Il tutto in cambio del 50% del pagamento pattuito. Somma che variava dai 50 ai 150 euro per prestazione. Alla donna gli uomini della Squadra Mobile sono risaliti nell'ambito dell'attività per il contrasto al fenomeno dello sfruttamento della prostituzione. L'attività si è articolata sulla base di appostamenti nei pressi dell'abitazione e sul monitoraggio degli spostamenti della donna. Per C.R., romana di 74 anni, le porte del carcere si sono aperte per reclutamento, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.