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Mai più crolli annunciati

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SePompei piange, Roma non ride. Il crollo della «Schola Armaturarum» della città vesuviana ha riportato alla memoria il tonfo del soffitto alla Domus Aurea del 30 marzo scorso. Uno di quei siti archeologici capitolini già inserito nell'elenco dei «sorvegliati speciali», chiuso al pubblico e in attesa di lavori per infiltrazioni d'acqua e pericolo crolli. Quella volta, tutto sommato, ci andò bene. A cadere fu una parte della galleria Traianea, 60, 70 metri quadrati, costruita dall'imperatore Traiano nel 104, separata dal corpus centrale neroniano. C'è poco da rallegrarsi perché il pericolo che venga giù qualcosa altro resta: sono più di un centinaio gli ambienti del complesso neroniano che necessitano d'interventi di impermeabilizzazione. Intanto sono stati avviati due cantieri (grazie a un finanziamento di 3 milioni e mezzo) ma i tempi per la riapertura del sito sono ancora lontani. Dal Colle Oppio al Palatino, il cuore della city archeologica, al circuito delle Mura Aureliane: nel corso del tempo la Città Eterna è stata «aggredita» in vari punti. Nell'aprile del 2001 in via di Porta Ardeatina una ventina di metri dell'antichissima cinta muraria crollò a causa d'infiltrazioni d'acqua, nonostante un restauro eseguito due anni prima per il Giubileo e costato fior di miliardi (di lire). E per dovere di cronaca va ricordato pure il «distacco» nel maggio scorso di pezzi d'intonaco dagli ambulacri del primo piano dell'Anfiteatro Flavio (sic!). La parola d'ordine è: non abbassare la guardia. Con un patrimonio archeologico così vasto il rischio di crolli è sempre in agguato. La soprintendenza all'area archeologica di Roma e Ostia ha già avviato uno screening su tutto il territorio «per verificarne lo stato di conservazione». Tra i siti interessati dal monitoraggio anche 72 considerati «critici» (a rischio perdita di materiale, di stabilità, infiltrazioni d'umidità o danneggiamento) su cui sono in corso altrettanti interventi di messa in sicurezza. «Lo screening - ha spiegato il commissario dell'area archeologica di Roma e Ostia, Roberto Cecchi - durerà ancora un anno». Gli interventi hanno interessato varie aree «critiche» dal Colosseo al Foro Palatino fino alla Domus Tiberiana. «La possibilità che i crolli registrati a Roma possano ripetersi ci ha spinto a promuovere questo screening - ha proseguito Cecchi - Si tratta di varie attività di messa in sicurezza Lo screening che riguarda invece l'universo dei siti archeologici del territorio, ci serve a fare una ricognizione completa». Il monitoraggio non è completato ma già è chiaro che i fondi destinati alla manutenzione ordinaria sono irrisori. «Al momento non abbiamo ancora una visione generale - ha spiegato Cecchi - ma già sappiamo che le risorse per la manutenzione ordinaria sono drammaticamente poche. La sovrintendenza speciale di Roma ha qualche risorsa, certo, ma non risorse sufficienti al bisogno». Un esempio? Il milione e mezzo di euro stanziato per il restauro delle arcate dell'acquedotto Claudio basterà «solo per un pezzetto». E dunque non ci resta che incrociare le dita e pregare Giove Pluvio. Insomma nell'Urbe i problemi e le stretegie d'intervento sono gli stessi di quelli di Pompei. «La cura di un patrimonio di vaste dimensioni - ha spiegato Cecchi - non si può affidare ad interventi episodici ed eclatanti. La soluzione è la cura quotidiana, come si è iniziato a fare per l'area archeologica centrale di Roma e per la stessa Pompei».

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