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Vogliono farmi lavorare dove è morta mia figlia

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«Unaproposta vergognosa», accompagnata da un «prendere o lasciare». La denuncia contro l'Atac, l'azienda che gestisce a Roma la metropolitana, arriva da Rita Pozzato, la mamma di Vanessa Russo, che venne ammazzata con un colpo d'ombrello dalla giovane romena Doina Matei. Del caso si è interessato anche il sindaco che ha chiesto spiegazioni che l'Atac ha fornito nel giro di poche ore. L'Atac di Roma "di recente" a fronte della richiesta di un cambio di collocazione avanzata da Rita Pozzato, «ha preso a cura l'istanza, proponendo due soluzioni alternative, entrambe all'interno degli uffici e non sulla linea della metropolitana, come viceversa dichiarato dalla signora». Così, in una nota, l'Atac risponde a quanto dichiarato dalla mamma di Vanessa. La Pozzato ha anche annunciato che sporgerà denuncia ai carabinieri contro l'Atac, che nella nota aggiunche che «va da sé che tutto quanto sopra descritto deve essere gestito dall'azienda nel quadro delle proprie compatibilità e nel rispetto delle prerogative di tutti i lavoratori». L'Atac ricorda poi che Rita Pozzato fu assunta nel settembre 2009 «anche in considerazione delle sue tristi vicende familiari» e precisa che «su richiesta della stessa Pozzato, già nel novembre di quell'anno fu assegnata a diverso incarico, rispetto al ruolo amministrativo che le era stato assegnato originariamente. Successivamente, giugno 2010 e settembre 2010, la signora - prosegue la società - ha nuovamente richiesto cambi di mansioni. Atac, in virtù delle vicende familiari, si è resa disponibile, ovviamente cercando di rendere compatibili le richieste della dipendente con le esigenze aziendali». Poi l'ultima richiesta di cambio di collocazione, a seguito della quale la donna ha spiegato all'azienda di non potere prendere servizio nella metro B, dove fu uccisa la figlia. «Mi hanno ricevuto in un tugurio - racconta - dove facevano capolino i topi e mi hanno mostrato quello che doveva essere il mio lavoro: in un gabbiotto fatiscente a fare fotocopie da dove avrei visto passare un treno della Metro B ogni cinque minuti».

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