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Tac e risonanze a 14 milioni Ma ne costano 4

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.Non solo. L'acquisto di una macchina per ultrasuoni focalizzati per 1,3 milioni di euro con una procedura di gara «ambigua» e contro il parere del primario radiologo che aveva comunicato, con tanto di lettera su carta intestata, di non averne bisogno. Ancora: un contratto per la «fornitura di prodotti e servizi per la gestione dei beni sanitari e dei farmaci» con il quale è stata impegnata un'azienda fino al 2017. Si capisce perché la sanità del Lazio assorbe, da sola, il 60 per cento dell'intero debito sanitario d'Italia. Ieri la governatrice del Lazio, Renata Polverini, è andata in Consiglio per spiegare il suo piano sanitario, firmato in qualità di commissario di governo. Se da un lato non ha usato mezzi termini e ha sottolineato il dissesto trovato, dall'altro ha aperto all'opposizione, invitandola a condividere le misure di salvataggio. La Polverini è decisa: «Ho predisposto ispezioni in tutte le strutture del servizio sanitario e, dal mese di dicembre, partirà un sistema di monitoraggio sulle attività di tutte le aziende sanitarie». Poi, tornando ai numeri, ha ribadito: «La sorpresa più grave l'abbiamo trovata nei conti del bilancio della sanità, dove abbiamo accertato un ulteriore buco di circa 1.611 milioni. La principale causa di questo disastro è sostanzialmente rinvenibile in due fattori: incoerenza delle procedure amministrative di acquisizione dei beni e dei servizi alla normativa di settore, e totale assenza di un'attività regionale di monitoraggio e controllo sulle attività delle singole aziende. Ho immediatamente disposto delle ispezioni in loco che hanno fatto emergere correzioni per 1 miliardo e 400 milioni di euro». Ma questo è niente. La governatrice insiste: «Abbiamo trovato fatture pagate due volte o pagate per importi superiori ai servizi resi. In una Asl, a Frosinone - ha spiegato - questo vale 22 milioni di euro e stanno indagando le forze dell'ordine. Solo su un'azienda, il San Camillo-Forlanini, abbiamo scoperto che tra il 2006 e il 2009 sono stati spesi circa 65 milioni per effettuare acquisti e ristrutturazioni, aggirando le procedure autorizzative e di finanziamento regionali». La situazione è complessa: «Deve essere chiaro a tutti che mi è stata consegnata una sanità con un debito senza coperture di circa 2 miliardi e 53 milioni che mi sono trovata a dover gestire e ad individuarne le immediate coperture. Ricordo infatti che, a differenza del governo regionale che mi ha preceduto, dal 2010 le Regioni non potranno più beneficiare dei fondi di accompagnamento nazionali» (alla Regione Lazio sono stati erogati a questo scopo 1.363 milioni di euro negli anni 2006-2009). Insomma, chiarisce la Polverini, la sanità era «fuori controllo, capace di produrre ogni anno un buco di circa 1,5 miliardi di euro». Il 2009 si è chiuso con un disavanzo di 1.429 milioni di euro. «Appena insediata nella qualità di Commissario ho messo a punto una serie di interventi con l'obiettivo di aggredire immediatamente le sacche di sprechi. Questi interventi ci hanno consentito, in soli 5 mesi di gestione commissariale, di ridurre il disavanzo previsto per il 2010 di circa 350 milioni rispetto al 2009 attestandosi tra 1.050 e 1.100 milioni di euro come certificato dall'advisor contabile del ministero dell'Economia». E sugli ospedali chiusi o «riconvertiti» la governatrice ha precisato: «Siamo intervenuti su strutture che al momento non hanno i requisiti per garantire il diritto alla salute». Ora comincia la verifica. Dopo l'approvazione del piano di rientro della sanità del Lazio, la presidente-commissario ha ottenuto lo sblocco del 60% delle spettanze residue (2,023 miliardi), pari a 1,214 miliardi. Ma «la restante quota potrà essere erogata subordinatamente all'invio e alla verifica positiva della seguente documentazione» si legge nei verbali dei tavoli tecnici di verifica tra i ministeri e il commissario ad acta per la sanità del Lazio. Il 20% è subordinato all'invio entro il 31 dicembre dell'«adozione di tutte le misure necessarie, ivi comprese eventuali forme di partecipazione alla spesa da parte degli assistiti, al fine di assicurare il raggiungimento degli obiettivi finanziari 2010; il programma operativo per l'anno 2011 e il 2012, compresi i relativi provvedimenti attuativi, in particolare il decreto sui tetti di spesa; il provvedimento relativo al piano dei pagamenti; la relazione attestante il definitivo consolidarsi dei flussi informativi connessi al sistema tessera sanitaria-ricetta elettronica e il relativo utilizzo con la conseguente dismissione delle funzioni residuali; la documentazione concernente l'effettiva manovra riguardante il personale distinta per le singole componenti per il 2010; l'adeguamento del piano sanitario in coerenza col piano ospedaliero». Un altro 10% dei soldi è legato all'invio entro il 28 febbraio dell'«effettiva attuazione del provvedimento di riorganizzazione della rete ospedaliera e della rete laboratoristica; l'effettiva rideterminazione dei fondi contrattuali aziendali per il 2011 in coerenza col piano ospedaliero; l'adozione del regolamento sulle procedure di accreditamento». L'ultimo 10% è invece subordinato «alla verifica positiva dell'equilibrio di bilancio in sede di verifica, nonché alla verifica positiva degli adempimenti previsti per gli anni 2009 e 2008». Insomma, a conti fatti, siamo soltanto all'inizio.

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