«Ma è la solita politica del fumo negli occhi»
«Ilprogetto di Alemanno e dagli assessori Ghera e Corsini su Tor Bella Monaca rappresenta una radicale e positiva rottura con il recente passato della città dal punto di vista della trasformazione urbana», dicono. De Priamo e Mollicone sono convinti che «questo modello di rigenerazione urbana possa essere esteso a molti quartieri della città, malamente progettati e ancor peggio gestiti negli anni, come ad esempio il Laurentino 38, dove occorre proseguire con demolizione dei ponti, e Corviale, dove può essere in tempi brevi realizzata un'operazione simile a quella di Tor Bella Monaca». Marco Di Cosimo, pidiellino e presidente della commissione Urbanistica di Roma Capitale, rincara la dose: «Con la presentazione del masterplan si compie un nuovo passo nel lavoro di ridefinizione urbanistica delle periferie capitoline e della loro riqualificazione - spiega - Un obiettivo concreto e ambizioso, quello che si è prefissato questa amministrazione, e che rappresenta una svolta positiva per tutto il territorio». Molto diverso, ovviamente, il parere dei rappresentanti dell'opposizione. «Ancora una volta il sindaco getta fumo negli occhi dei romani e in particolare dei cittadini di Tor Bella Monaca - sostiene il coordinatore del Pd di Roma, Marco Miccoli - Credo, quindi, che sia quasi inutile commentare l'ennesimo spot infruttuoso sull'abbattimento e sulla successiva ricostruzione del quartiere». Anche per Umberto Marroni si tratta della solita politica degli annunci. «Siamo ormai alla cortina fumogena innalzata per coprire il vuoto e l'inerzia della destra al governo del Campidoglio - il capogruppo del Pd in Comune - - Si è preso a pretesto un quartiere per vendere una reclame. Invece di interventi concreti di riqualificazione, sui settori sociali e di sostegno alle famiglie, si preferisce regalare agli abitanti di Tor Bella Monaca una cartolina con dedica di peso». Il capogruppo dell'Udc Alessandro Onorato, infine, si augura «che la presentazione del masterplan fatta dal sindaco Alemanno sia affiancata il prima possibile dalla discussione nelle sedi competenti, cioè in aula e nelle commissioni consiliari. È certo che la questione delle periferie non è più rimandabile, ma servono processi chiari, trasparenti e partecipati».