«Se ha l'immunità niente processo»

.Ma non può essere processato. Un diplomatico che commette un reato sul territorio italiano non rischia la perquisizione, l'arresto e quindi la condanna penale. E una volta nel suo Paese può invece essere perseguito. Ma, nella maggior parte dei casi, è quasi impossibile conoscere la decisione presa dallo Stato estero. Dunque, i parenti di una vittima, ad esempio, di un incidente stradale, non sapranno mai se è stata fatta o meno giustizia. Il penalista e scrittore Gianluca Arrighi spiega infatti che un diplomatico che commette un reato in Italia non rischia alcuna punizione. Avvocato, in cosa consiste l'immunità diplomatica? «Gli agenti diplomatici godono dell'immunità penale assoluta dello Stato accreditato e dell'esenzione da qualsiasi misura esecutiva in base alla norma della Convenzione di Vienna del 18 aprile 1961». Parliamo quindi di soggetti «inviolabili»? «Esattamente. Non possono essere sottoposti ad alcuna forma di arresto e di detenzione. Non solo. L'immunità è riconosciuta anche ai membri della famiglia del diplomatico, dei conviventi e del personale amministrativo, come segretari o cancellieri, nonché delle loro famiglie, purché conviventi a carico dell'ambasciata». Se in un incidente stradale è coinvolta un'auto con targa Cd ma al volante non c'è però un diplomatico? «In questo caso si può procedere nei confronti del conducente dell'automobile». Se viene accertato che l'autista invece è un diplomatico, cosa può fare lo Stato italiano? «Può chiedere la sostituzione del diplomatico nell'ambasciata». Si spieghi meglio. «Un diplomatico, per andare a lavorare in uno Stato estero, deve essere sempre considerato "gradito". Quindi nel momento in cui commette un reato l'Italia può chiedere che quella persona venga sostituita, insomma, allontanata dal nostro territorio perché "sgradita"». E una volta tornato nel suo Paese? «Secondo la Convenzione di Vienna dovrebbe rispondere del reato che ha commesso nello Stato dove lavorava». Perché dice dovrebbe? «Perché purtroppo si tratta spesso di una formalità». Cioè? «Anche se viene messo sotto processo dal suo Paese, lo Stato dove ha commesso il reato difficilmente verrà mai a conoscenza dell'esito del procedimento penale». E niente giustizia per i parenti della vittima della strada. «Proprio così».