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Gianni, Renata e il rebus Malagrotta

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.Come ogni anno, anche la fine del 2010 è destinata a essere caratterizzata dal dibattito sui rifiuti. Per la precisione, sul dopo-Malagrotta. La discarica, ormai satura, deve chiudere da anni. Ma, di deroga in deroga, si è arrivati sino ad oggi senza che le varie amministrazioni capitoline indicassero un sito alternativo. Nonostante le pressioni dell'allora governatore Piero Marrazzo che culminarono in uno scontro strisciante col sindaco Gianni Alemanno, intenzionato a spostare fuori città la nuova discarica e far tramontare l'ipotesi Monti dell'Ortaccio, indicata però dall'ex presidente regionale come «unico sito possibile». Oggi la questione si ripete. Stavolta però l'ultimatum è arrivato dalla Polverini che ha sottolineato come la nuova discarica dovrà essere nel Comune di Roma. A meno di una nuova proroga - peraltro piuttosto probabile, visti i tempi, e auspicata in silenzio da Ama e Campidoglio - si profila all'orizzonte un nuovo incidente istituzionale. Le diplomazie sono al lavoro. L'alemanniano assessore regionale ai Rifiuti ha già rassicurato il sindaco di Guidonia sull'Inviolata. E ieri il primo cittadino della Capitale è tornato a parlare della questione, sottolineando che la costruzione del gassificatore di Albano (prevista dal piano rifiuti di Marrazzo) «non sarebbe comunque sufficiente a chiudere Malagrotta e il ciclo dei rifiuti della Capitale» e che «dovremo comunque costruire un nuovo impianto, che, se il Tar stopperà Albano, dovrà essere più potente». «Meglio che Albano si faccia - ha spiegato Alemanno - Sarebbe un errore mandare tutto a monte. Ma comunque non sarà decisivo nel bene e nel male di questa città». Alemanno, parlando della vendita del Consorzio Gaia che gestisce l'inceneritore di Colleferro, ha poi ribadito la necessità della presenza pubblica per evitare infiltrazioni malavitose nella gestione dello smaltimento dei rifiuti: «C'è un pericolo: ci deve essere una forte presenza pubblica negli impianti di smaltimento di Roma e del Lazio per evitare il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata. Bisogna capire che fine farà Gaia, la procedura di vendita è una storia infinita. Mi auguro che il ministero dello Sviluppo economico la indirizzi in chiave pubblica». Panzironi peraltro non ha mai fatto mistero dell'interessamento dell'Ama a essere della partita.

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