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Striscioni razzisti su Alemanno e Pacifici Al via il processo contro Boccacci

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.Presente in Tribunale anche lo stesso imputato. Il 54enne è accusato di apologia di fascismo, in merito agli striscioni contro il sindaco Gianni Alemanno e il presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici e dai contenuti di discriminazione razziale. Nel 2008 fu proprio Boccacci ad ammettere alla Digos che dietro a tali scritte c'era la sua mano. E negli ultimi due anni altri striscioni firmati Militia si sono aggiunti alla collezione. Gli ultimi risalgono a poco prima della scorsa estate e scatenarono nuove reazioni di sdegno da parte di Alemanno e Pacifici. Boccacci fece sapere attraverso gli esponenti del suo gruppo che «ha vissuto da fascista e morirà da fascista». L'ex bancario ed ex sindacalista, assistito dall'avvocato Anna Romano, ha infatti scritto la sua storia guardando sempre a destra. Fondò il Movimento Politico Occidentale, sciolto dalla Legge Mancino nel '93. Passò per Base Autonoma e divenne l'anima di Militia. Prima degli striscioni razzisti fu noto alle cronache per le aggressioni a Grottaferrata contro un giovane di sinistra negli anni '80. Accusato anche di aver guidato nel '94 un centinaio di naziskin al centro sociale Break Out di Primavalle e degli scontri allo stadio di Brescia, sempre nel '94. Fu arrestato nel '97 a seguito di un'aggressione a una guardia carceraria durante un processo in cui era accusato di aver affisso manifesti inneggianti Mussolini. L'udienza di ieri è servita a dare il via all'ammissione delle prove. Tra queste, anche alcune intercettazioni telefoniche raccolte dagli inquirenti durante le indagini in cui Stefano Schiavulli, altro leader di Militia, disse a Boccacci: «Gli ebrei devono sapere che noi semo tutti matti». Boccacci rispose, in base a quanto raccolto dagli inquirenti, che prima di morire «me levo qualche piccola soddisfazione». Schiavulli rispose: «Certo, ti aiuto io». Ad aprile la prossima udienza del processo.

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