Doppio gioco alla Pisana sulle commissioni inutili
.La discussione, a mezzo stampa, invece c'è stata. Eccome. Si apre così un'altra delicata battaglia politica, prima ancora che economica perché, alla fine, la «poltrona» piace a tutti. Anche a chi, ufficialmente, non la vuole. Il grido di battaglia era stato lanciato non a caso da Pdl e La Destra. Le presidenze delle quattro nuove commissioni, (Antimafia e lotta alla corruzione; Sicurezza e integrazione sociale; Sicurezza e prevenzione degli infortuni sui luoghi di lavoro; Roma Capitale e federalismo fiscale), sarebbero andate due alla Lista Polverini (Abate e Miele) e due all'opposizione (Di Stefano e Nobile o Maruccio). Un accordo che non piace ovviamente alla maggioranza e che mette in imbarazzo la stessa Lista Polverini. Il problema però è tutto a sinistra. Esemplare il caso del consigliere dell'IdV, Claudio Bucci che ieri si è affrettato a ricordare come «da tempo ho presentato una proposta di legge per ridurre da 16 a 7 il numero delle commissioni consiliari permanenti, suggerisco che sono questi i provvedimenti importanti da discutere, basta perdere tempo». Curioso però che la proposta di deliberazione numero 6 del 13 luglio 2010 avente ad oggetto «istituzione della Commissione consiliare speciale Sicurezza e prevenzione degli infortuni sui luoghi di lavoro» sia di iniziativa del consigliere Claudio Bucci. Così come le proposte di istituire le altre tre nuove commissioni speciali siano a firma di Ivano Peduzzi (Federazione di Sinistra), Bruno Astorre (Pd), e Raffaele D'Ambrosio (Udc). Intanto, Luigi Abate, della Lista Polverini e presidente in pectore di una delle commissioni «limbo», ribadisce: «Bisogna distinguere tra spesa e spreco e riconoscere l'esigenza di trattare temi essenziali, come quella dei problemi legati alla sicurezza dei lavoratori». Alla fine è il presidente della commissione Affari Costituzionali, Pietro Sbardella (Udc) a dare il giudizio salomonico: «Il semplice esercizio democratico potrà risolvere la questione meglio di ogni polemica, cioè votare a favore o contro, assumendosene la responsabilità».