Maxi cortile ai Fori Imperiali per i giochi di una volta
C'è chi dice che era noia. Invece era solo fantasia e, soprattutto, la voglia di divertirsi insieme. Bastava così una biglia, una corda, un pallone, un fazzoletto per bendare gli occhi, un piccolo gesso. Pochi secondi per far risuonare grida e risate nei cortili dei palazzi e per le strade. Tutto questo viene ricordato oggi ai Fori Imperiali dove dalle 10 alle 17 si festeggia «La memoria dei giochi di Strada». Un evento che si propone di riportare nel cuore di Roma gli sport, i giochi e le tradizioni di una volta che, scavando nella storia, erano i "ludi" degli antichi romani. Antenati di prestigio come il tiro alla fune, la corsa dei carrettini, il lancio della ruzzola, a braccio di ferro, la corsa dei sacchi, il palo della cuccagna, il salto della corda. Giochi sconosciuti ai più piccoli che l'occasione consente di recuperare e tramandare una memoria altrimenti destinata a scomparire. «Mantenere in vita tradizioni splendide come giochi di strada - dice Dora Cirulli, insegnante di Scienze Motorie e promotrice dell'VIII edizione della manifestazione - è un modo di produrre cultura, di apprezzare e celebrare le proprie origini, di trasportare tanti giovani e giovanissimi in un mondo in cui i valori erano ben saldi e chiari per tutti. La semplicità di questi giochi è in realtà un concentrato di ingegno, creatività, passione, sano divertimento». La manifestazione (www.giochidistrada.it), che ha il patrocinio di Roma Capitale, Regione Lazio, Coni e Associazione sportiva dilettantistica Torre Angela, prevede l'allestimento di diverse aree tematiche: le arti visive con una mostra itinerante di grafica e incisioni ispirata ai giochi popolari e tradizionali; un mercatino di giochi e giocattoli usati e una perfetta ricostruzione di momenti di giochi di strada del secolo scorso con manichini e oggetti originali d'epoca a cura dell'associazione «Casa delle scatole». A cornice una manifestazione teatrale, un concerto di musica popolare e uno stand con la rappresentazione degli antichi mestieri di strada. Sembrerà insomma di tornare indietro nel tempo, di sfogliare l'album di famiglia e trovare magari la foto «di nonna bambina che gioca con il cerchio in piazza», come canta Antonello Venditti. Non solo casa nostra però. Nell'edizione di quest'anno sarà presente un'area dedicata ai giochi valdostani come lo tsan, la rebatta e il palet, tutt'oggi praticati da molti appassionati. Gli strumenti di gioco, visto la chiara origine montanara, sono tutti costruiti in legno. Arriveranno anche i carrettini del club Ferrari, vetture a spinta gravitazionale, prive di motore costruite ad hoc per partecipare al campionato nazionale ed europeo di speeddown. A rendere ancora più «glocal» l'evento ai Fori, una delegazione spagnola che porterà alcuni dei giochi tipici della penisola iberica, come i bolos, particolari birilli antenati dell'odierno bowling. «Nel passato il mondo era più semplice dell'attuale - ricorda Dora Cirulli - soprattutto nei rapporti interpersonali. I ragazzi oggi vivono insidie diverse rispetto a quelle del passato, più subdole e meno riconoscibili e per questo il nostro compito è aiutarli a riconoscerle e evitarle. Questa iniziativa è un ottimo strumento per farlo». Ma può un solo giorno insegnare tanto? Forse sì, se una volta tornati a casa non è la playstation a riprendere il potere, con buona pace delle migliori intenzioni dei genitori. I giochi di strada divertono e funzionano da deterrente e quale strumento di integrazione anche all'interno della scuola. Lo mette nero su bianco l'ufficio scolastico regionale del Ministero dell'Istruzione: «La conoscenza dei Giochi tradizionali di Strada, delle filastrocche e dei racconti delle tradizioni popolari può consentire agli studenti di qualsiasi età di sviluppare quel senso di appartenenza al proprio territorio, che è tra i presupposti fondamentali dell'educazione alla cittadinanza, per prevenire anche i fenomeni di microcriminalità e bullismo. Inoltre sono uno strumento di integrazione scolastica degli alunni con disabilità e disagio (problemi relazionali, comportamentali, o di apprendimento)». Quindi dietro al girotondo, a rubabadiera, alla palla avvelenata, alla campana, a stella, al gioco dei tappi c'è molto di più. Ma non si vede. Il gioco classico nale infatti insegna ai più piccoli a socializzare, fare squadra, stimolare la fantasia, allenare il fisico in nome di una sana competizione, oltre a sviluppare l'autonomia. Perché? Semplice. I giochi di ieri erano creativi e collettivi (cavallina, scaricabarile, palla prigioniera); si svolgevano all'aria aperta (altalena, campana, quattro cantoni, biglie); erano autocostruiti (carretto, acquiloni, fionda, cerbottana); erano basati sulla destrezza (trottola, cerchio, pignatte, rimbalzello); sull'agilità (sacchi, corda, albero della cuccagna); sulla velocità e prontezza di riflessi (gioco del fazzoletto, guardia e ladri, corsa con l'uovo); sull'inventiva e sulla fantasia (sole nelle specchietto, yo-yo, bambole di pezza); sulla forza fisica (schiaffo del soldato, tiro alla fune, braccio di ferro, lotta libera). Per tutto questo almeno oggi,festa dei giochi di strada, che sia «tana libera di tutti!».