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«Equiparare la loro condizione allo sfratto»

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L'obiettivoè passare dall'emergenza a una soluzione definitiva. O quasi. Anche se dodici mesi sono utili a ricostruire le loro vite sulle macerie della separazione, usciti dalla «Casa» molti papà si ritroveranno di nuovo senza un tetto. E, di conseguenza, senza la possibilità di stare con i figli. Ma l'assessore alle Politiche sociali del Campidoglio Sveva Belviso sta cercando di correre ai ripari. Come, assessore? «Sto valutando di modificare la delibera 163 del '98, che prevede interventi per l'emergenza abitativa». In che modo? «Bisognerebbe equiparare la condizione dei padri che si separano e devono andar via dalla casa coniugale con lo sfratto. Potrebebro così essere messi in condizione di richiedere i circa 500 euro previsti come contributo all'affitto e, inoltre, avere la possibilità di maturare i dieci punti spendibili per le graduatorie Erp». Qual è l'iter? «Sto aspettando la bozza di modifica. Verificata la regolarità tecnico-amministrativa, la manderò in Commissione servizi sociali e poi passerà in Consiglio comunale». Quante domande avete ricevuto per un appartamentino nel residence di Casal Monastero? «Sono state 360, quasi una all'anno. Ma gli aventi diritto sono risultati sessanta. Di questi, ventiquattro hanno già usufruito dell'iniziativa». Quali sono i criteri di selezione? «I genitori devono essere separati, con figli minori e con un reddito annuale fino a 7000 euro, se hanno solo un figlio, e fino a 9000 con due». Dodici mesi è il tempo massimo di permanenza consentito nella Casa dei Papà? «No. Su richiesta documentata di Un Sorriso, la cooperativa affidataria della struttura, la commissione del V Dipartimento può concedere una proroga che va da sei mesi a un anno». Comunque, delibera 163 e proroga a parte, dopo uno o due anni queste persone devono risolvere lo stesso problema... «Potrebbero acquisire così quegli strumenti individuali necessari per recuperare la porpria autonomia e anche riallacciare quei legami relazionali andati persi dopo la separazione. Quelle del residenze non sono case popolari che possiamo assegnare in via permanente. Ma abbiamo colmato un vuoto che danneggiava soprattutto i bambini dei separati. E abbiamo garantito il loro diritto di accesso a entrambi i genitori. Non è poco». Mau. Gal.

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