«Senza legge incastrare i furbi è una missione impossibile»
Ecosa fanno i turisti? «Qualche volta vengono da noi a protestare. Anche poco fa è successo». E voi cosa fate? «Gli spieghiamo che possiamo solo invitarli ad andare via. E che dobbiamo essere pure gentili, quando rivolgiamo loro questo invito, perché non c'è una legge che glielo vieti». Perché tutta questa cautela? «Perché non possiamo fargli niente. Il prelevamento delle monete non costituisce reato. Il primo che se ne impossessa diventa proprietario, questo dice la legge. Noi abbiamo le mani legate, al massimo possiamo fare una sanzione amministrativa, solo amministrativa, nel momento in cui vediamo i pescatori entrare nella fontana, cica 170 euro di multa, come prevede l'art. 12 del regolamento di polizia municipale che vieta di fare il bagno nei monumenti». Ma le monete non sono della Caritas? «Sì, ma non quando vengono gettate nella fontana. C'è una delibera del Comune che assegna le monete della Fontana di Trevi alla Caritas, che ne diventa proprietaria, infatti, solo quando l'Acea dopo averle raccolte gliele consegna». Di chi sono le monete allora? «Non sono di nessuno. Qualche tempo fa un giudice, in un processo contro quattro ragazzi sorpresi a rubare monetine a Trevi, li assolse. Il provvedimento di non punibilità fu motivato dal fatto che quei soldi, fino a che non finiscono nei sacchi dell'Acea destinati alla Caritas, sono di fatto «res nullius». Ma questa cosa succede continuamente». Allora le monete sono del Comune? «Diciamo che per non farsele rubare il Comune dovrebbe esplicitare la propria volontà dichiarando che non solo la fontana è di sua proprietà ma anche le monete. E poi potrebbe mettere dei cartelli di divieto di "pesca di monete"». E intanto ci perde la Caritas «La Caritas dovrebbe costituirsi parte civile ai processi. Ma fino ad oggi non lo ha mai fatto». G. M. Col.