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Alessio ha paura dei detenuti

Alessio Burtone mentre esce in strada assieme ai carabinieri

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«Tornerei volentieri indietro per riavvolgere il film e agire in maniera diversa, non mi sono reso conto di quello che stava succedendo». È Alessio Burtone a parlare dopo due giorni trascorsi in una cella di isolamento nel carcere di Regina Coeli. Ieri mattina, infatti, il ragazzo accusato di omicidio preterintenzionale per aver ucciso con un pugno un'infermiera romena alla stazione Anagnina, è stato interrogato dal gip in presenza del pubblico ministero e dell'avvocato difensore, il penalista Fabrizio Gallo. Il ragazzo continua, dunque, a sostenere di non essersi reso conto di cosa era accaduto quel giorno, di non aver dato un violento pugno alla donna, madre di un bimbo di tre anni, ma di averle dato una «semplice» manata. Una circostanza che è stata riportata in una relazione anche dal consulente della difesa che ha assistito all'autopsia di Maricica Hahaianu. Proprio per questo motivo, ieri il difensore dell'arrestato ha chiesto al Tribunale Riesame di concedere gli arresti domiciliari al giovane. «Ho chiesto al giudice di rivedere il capo di imputazione - spiega il penalista - per quanto riguarda la violenza sul corpo, la nostra perizia chiarisce che si tratta di una manata o di una spinta perché sul corpo della donna non sono state riscontrate ferite al volto, ma solo una piccola lesione al labbro. Chiediamo quindi che venga cambiata la frase nell'ordinanza di custodia cautelare nella quale si parla di "violento pugno sul capo"». Il ragazzo, comunque, teme ancora per la sua incolumità all'interno del carcere, tanto che la direzione del penitenziario l'ha messo in isolamento per evitare aggressioni da parte di altri detenuti. Anche ieri, inoltre, sono intervenuti sulla tragedia i familiari della donna morta dopo giorni in coma. «Vogliamo che chi l'ha uccisa sia punito in modo esemplare - ha detto la suocera dell'infermiera - ha lasciato orfano un bimbo di tre anni e ha ucciso un essere umano con un destino infelice, che aveva dedicato la vita ad aiutare il prossimo». La salma della vittima lascerà l'Italia sabato in tarda mattinata e verrà seppellita a Oreavu, a poca distanza dalla città di Ramnicu Sarat, luogo d'origine della donna. «Può essere mai che "il crimine" di essere romeno sia più grave dell'omicidio?», ha scritto invece il deputato socialdemocratico romeno Cristian Rizea al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

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