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Scoperto il cyberbunker del clan albanese

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.C'erano congegni elettronici per intercettare microspie e altri per rendere "ciechi" i telefoni cellulari sistemi Gps e wi-fi in un raggio di 20-30 metri. Roba da cybercrime. Il bottino stupefacente è stato scoperto in un appartamento di Tor Bella Monaca dai carabinieri della Compagnia di Frascati diretta del capitano Giuseppe Iacoviello. Arrestato il custode della roba, un albanese di 30 anni. Valore del carico circa 300 mila euro, diviso in panetti di hashish, compreso il prezioso olio di hashish, sostanza confezionata in sottili sfoglie col marchio «Top 2010» da 500 grammi ciascuna: sciolta con l'altra droga è in grado di aumentarne il peso di tre-quattro volte. Merce davvero raffinata che sul mercato ha un valore dai 3 ai 5 euro al chilo. Anche gli altri panetti di hashish erano targati con la scritta «Git», sigle che personalizzano la droga consentendo di risalire al trafficante cui fa capo. In questo caso gli investigatori sono convinti che i 50 chili trovati rappresentino la quinta parte del carico a disposizione di un clan albanese facente capo a una famiglia così potente e ricca che ha acquistato appartamenti e attività commerciali sia in periferia sia nel centro della città. Non solo. La presenza della banda nel mercato della droga a Tor Bella Monaca e anche altrove sarebbe il motivo della guerra a colpi di gambizzazioni scoppiata nel quartiere. Insomma, gli albanesi rappresenterebbero una presenza troppo ingombrante e soprattutto difficile da battere. Lo stupefacente, compreso l'olio di hashish, è roba di prim'ordine: proveniene dall'Afghanistan, passa in Pakistan, raggiunge la Turchia per poi sbarcare in Italia dopo aver risalito Grecia e Balcani. Per battera il clan gli altri spacciatori non hanno usato solo le pistole. Hanno anche commissionato il furto della droga. Ed è seguendo i ladri che i carabinieri sono arrivati al bunker. Le indagini proseguono.

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