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Interrogazioni pazze per gli assessori monelli

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.Le risposte sono 350. Poche. Troppo poche, come segnalato da Il Tempo. E nonostante i numeri di alcuni assessori non corrispondano misteriosamente a quelli ufficiali, la media è comunque bassa. Pigrizia? Forse. Ma non solo. Spesso i quesiti posti dai consiglieri capitolini sono a dir poco «bizzarri», sbagliati per competenza o irricevibili perché contrari alle norme in vigore sulla privacy. E, a volte, le domande dei consiglieri seguono anche il pathos delle cronache. Quando scoppiò il caso Marrazzo, ad esempio, l'assessore Corsini venne tempestato di interrogazioni sulle case di via Gradoli. Materia che non compete all'urbanistica. Così come a Ghera si chiede conto di opere di urbanizzazione di un Piano di Zona che non riguarda i Lavori pubblici. De Lillo, poi è il più «interrogato» del Campidoglio con oltre duecento quesiti. Diversi quelli che riguardano le potature di singoli rami o di aree verdi di neanche 20 metri quadrati. Più che interrogazioni sarebbero segnalazioni al Servizio Giardini. Più che pigro, l'assessore Leo si dice «preciso». In materia di Bilancio infatti non si possono dare numeri, capita così che le risposte dettagliate richiedano tempo di ricerca ed elaborazione dati. A parte quelle interrogazioni che vorrebbero recepire informazioni «sensibili» sulle società capitoline quotate in borsa. Diverse questioni poste dai consiglieri capitolini sono andate a buon fine, come ad esempio, quella sull'aria condizionata nella Sala Rossa dedicata ai matrimoni, eseguita in breve tempo dal vicesindaco Cutrufo. Non tutte le spine pungono.

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