Parcheggi abbandonati e posti buttati
Migliaia di posti auto praticamente pronti e inutilizzati. Burocrazia, errori progettuali, a volte anche semplice «filosofia» e opere strategiche (e costose) si trasformano in cattedrali nel deserto. È il caso del parcheggio sotterraneo di Porta Pia, protagonista qualche anno fa di una puntata di Striscia la Notizia. Completato nel 1968 non è mai stato aperto. Non va meglio al parcheggio Cornelia realizzato nel 2001 con il «nuovissimo» sistema del braccio meccanico: si lasciava la macchina e un anonimo ascensore la portava nei piani di sotto. Davvero troppi i disagi subiti dagli automobilisti. E lì è rimasto. Pochi anni fa si propose addirittura di trasformarlo in «parco dell'amore». Stesso destino per Marconi, dove nel parcheggio abbandonato si svolgono persino gare a due ruote. Poi c'è piazza Cavour. Il taglio del nastro è previsto per ottobre 2011 ma il progetto è del 1991. Ecco la nostra inchiesta sulle «incompiute». Una definizione che se nell'arte suscita fascino e mistero, nelle infrastrutture si trasforma in sperpero e mancanza di servizi alla collettività. 1- A Porta Pia, tra via Nomentana e via XX Settembre, è praticamente impossibile parcheggiare. E pensare che sotto terra ci sarebbero centinaia di posti per lasciare l’auto. Un grande parcheggio finito di costruire 42 anni fa: nel 1968. E mai aperto. Il parcheggio è grande praticamente quanto la piazza. Il centro corrisponde al monumento al Bersagliere. L’entrata principale si trova nel sottopasso chiuso con cancello e lucchetto sul lato destro della Nomentana, accanto all’edicola. L’unico modo per entrare è attraverso la sala controllo dei vigili che si trova proprio accanto al cancello sbarrato. Qui gli agenti della Municipale controllano 24 ore su 24 i sottovia di Corso Italia e gestiscono i semafori in caso di emergenza. Il problema di questo parcheggio è che, nonostante sia praticamente pronto, non è mai stato ultimato. Le rampe di accesso per le auto non sono mai state aperte. Tanto che il Comune negli anni scorsi aveva avviato una trattativa con il ministero delle Infrastrutture affinché quest’ultimo ne ristrutturasse almeno una parte e ci costruisse le rampe. I circa 80 posti che si sarebbero potuti ricavare, sarebbero stati utilizzati dai dipendenti del Ministero. Ma i lavori non sono mai partiti. «I posti che si potrebbero utilizzare però sono molti di più - dice Gabriele Di Bella, sindacalista dei vigili urbani - ci sono centinaia di spazi per le auto distribuiti su due livelli. È assurdo che ci sia un cartello che ricorda che il sottopasso è chiuso dal 1968». L’edicolante di piazza Porta Pia è da almeno vent’anni che combatte, assieme agli altri residenti e commercianti, per la riapertura del parcheggio: «Ma come è possibile che ci sia una struttura del genere chiusa da quarant’anni? Se fosse riaperta risolverebbe i problemi di una zona assediata quotidianamente dal traffico. Senza contare che la gente non prenderebbe più decine di multe tutti i giorni». Gli altri sottopassi d’accesso al parcheggio, sui altri lati della piazza, sono tutti chiusi. Quello sul lato di viale del Policlinico è una vergogna. Se si scendono le scale, e si vuole sopravvivere, servono mascherina antigas e stivali di gomma per passare attraverso le pozzanghere di urina e le montagne di escrementi. Gli operatori dell’Ama ogni giorno disinfestano a rotazione tutti i sottopassi della piazza. Ieri mattina stavano lavorando a quello davanti al Ministero: «È una battaglia contro i mulini a vento - dice scoraggiato un netturbino - noi puliamo e dopo due giorni sono di nuovo ridotti a latrine». di Dario Martini 2- È chiuso ormai definitivamente da cinque anni il Parking Cornelia, mega struttura di sette piani interrati nata come parcheggio di scambio e inaugurata nel 2001 dall’amministrazione Veltroni. Inaugurato nel 2001, il Parking Cornelia fu presentato come la struttura ipertecnologica per definizione, dotata di sette piani interrati, una capienza di 700 posti auto, telecamere interne, bracci meccanici che portavano giù e su le macchine. Bracci che si sono rivelati subito una disgrazia perché hanno funzionato male fin dai primi giorni: i tempi di attesa per riavere l’auto parcheggiata viaggiavano tra i 10 e i 20 minuti ciascuna. Per di più il costo assai elevato della struttura ha presto «costretto» a trasformare la sua destinazione d’uso: da parcheggio di scambio, a pagamento per tutti gli automobilisti. Prima gestita dalla Sta, poi affidata a un’azienda privata che rispondeva al Comune, e che ha applicato tariffe di 1,60 euro per le prime due ore non frazionabili, 80 centesimi per la terza e quarta ora e 50 centesimi per le successive. Poche le macchine che sceglievano di parcheggiare anche con questa soluzione, troppo alti i costi di gestione. E siamo al 2005 quando il Parking Cornelia chiude definitivamente. Inutili i successivi tentativi di affidare a terzi la struttura. Almeno tre le gare andate a vuoto negli ultimi anni. Il motivo sarebbe sempre lo stesso: il mantenimento della struttura avrebbe un costo troppo alto rispetto al potenziale guadagno. La questione è balzata più volte sul tavolo dei presidenti del Municipio XVIII e dei rappresentanti del Comune che si sono succeduti in questi anni, senza che si trovasse una soluzione. Le ultime notizie riguardanti la mega struttura raccontano di un’ipotesi di apertura come parcheggio totalmente meccanizzato oppure «tradizionale» con una parte a rotazione e una parte pertinenziale, vale a dire posti auto venduti a privati. Seconda soluzione, questa, che potrebbe essere la preferita, se si pensa che il parcheggio è adiacente alla fermata della linea A Cornelia e che nel quartiere c’è una carenza cronica di posti auto e di relativi box da affittare o vendere. «Per questo parcheggio siamo in attesa di risposte da parte dell’amministrazione comunale - spiega Daniele Giannini, Presidente del XVIII Municipio - sono stati fatti degli errori in passato che non devono essere ripetuti. Ma crediamo che una soluzione si possa trovare». Al Municipio spetterà decidere anche se, in un secondo momento, delimitare con le strisce blu la zona circostante il parcheggio. di Damiana Verucci 3- Via Blaserna. Zona Marconi. A un passo dal centro storico. Il garage dei vandali è sei metri sotto un giardino pubblico dove i bambini giocano il pomeriggio. È accanto a una chiesa. E a una scuola media. Lì sotto, quando cala il sole, escono dall’ombra senzatetto e teppisti di quartiere. Che si impossessano del territorio. All’interno del garage di via Blaserna oggi non c’è una sola auto. Né un custode. Non c’è nulla oltre la segnaletica a terra che delimita i posti macchina vuoti. È un garage fantasma. Il Consorzio Papareschi l’ha finito di costruire nel marzo del 2010. Posato l’ultimo mattone, ha consegnato le chiavi nelle mani del presidente del Municipio XV Gianni Paris. Da allora è iniziato il lento detoriamento del parcheggio. Il Municipio non ha affidato la gestione dell’attività. E, mese dopo mese, le condizioni della struttura sono peggiorate. Fino all’occupazione degli abusivi. Per entrare nel garage di via Blaserna c’è bisogno di una mascherina. L’odore è acre e insopportabile. Agli angoli sono ammassati rifiuti di ogni tipo. Carcasse di motorini. Bottiglie di birra. Preservativi. Anche escrementi umani. Perché lì sotto la notte c’è vita. Le segnalazioni dei cittadini raccontano di un giro di prostituzione. Trans e donne nomadi che dagli edifici dell’ex fabbrica Mira Lanza si riversano nel garage per «lavorare». I duemila metri quadrati al buio sono un ottimo nascondiglio alternativo ai marciapiedi della città. E non solo per loro. In quello che dovrebbe essere un atrio che porta alle scale d’uscita c’è un accampamento. Ci sono due baracche fatte di legno e teli stesi orizzontalmente per delimitare il territorio. Proviamo ad avvicinarci con una torcia. Ma veniamo respinti da due cani, legati, che abbaiano minacciosi. C’è di certo che dentro quelle baracche qualcuno sta dormendo. Meglio tornare indietro. Anche perché, come spiega all’edicola sulla strada, «spesso si sentono degli spari da sotto». La municipale qualche settimana fa ha dovuto chiudere il parco giochi dei bimbi, date le numerose degnalazioni. L’ha riaperto solo dopo aver messo le inferiate all’entrata del garage. Così, chi un tempo scendeva con i motorini nello spiazzale e organizzava gare clandestine su due ruote ora non può entrare. Ma restano gli accampati e la prostitute. E i bimbi del giardinetto di via Blaserna continuano a giocare, forse, senza sapere cosa succede qualche metro più sotto. di Fabio Perugia