I rifugi invisibili dei nomadi spuntano dal nulla fra prati e palazzi
.Vista dall'alto. Con la fotocamera a scatto continuo che cattura più di duecento immagini e con l'occhio sempre vigile per scovare l'insediamento nomade invisibile. Nascosto in mezzo al verde cittadino, tra le praterie che si allungano verso la periferia, al centro di parcheggi abbandonati, sopra e sotto i tetti dei palazzi, sulle sponde del Tevere e tra gli alberi. I settemila tra rom e senzatetto della Capitale sono tutti lì sotto. A volte rifugiati in accampamenti organizzati, se non attrezzati. Altre volte ammucchiati in alloggi di fortuna nati dall'oggi al domani, spuntati come fossero funghi tra i boschi a rinnovare e complicare il duro lavoro di questa amministrazione che sulla sicurezza punta tutto e sul Piano Nomadi molto. Dall'elicottero la Capitale sembra macchiata da decine e decine di baraccopoli abusive. Formano una «elle», poi un cerchio, o una striscia grigia che costeggia un palazzo abbandonato, a volte invece sono lamiere solitarie nella campagna romana. Mesi fa si contavano 209 insediamenti, secondo gli ultimi dati della prefettura. Ma il fenomeno è così fluido, così mutevole giorno dopo giorno, che tenere il calcolo delle singole tende è un'impresa impossibile. Chi oggi dorme sotto un tetto di fortuna in via della Magliana domani è sulla Laurentina, dopodomani in via Marchetti e tra una settimana chissà. Certo è che gli uomini dell'ufficio del delegato del sindaco per la sicurezza, Giorgio Ciardi, e quelli dell'VIII gruppo della polizia municipale, guidati dal comandante Antonio Di Maggio di lavoro ne fanno in abbondanza. «Tonino», come è chiamato Di Maggio dai suoi fedeli collaboratori, è l'uomo che va sul campo, quello rom, s'intende, e tira a lucido la Capitale. Scova le baracche introvabili e doma i maxi campi attrezzati. Annusa la strada. Parla coi rappresentanti rom e sbatte in cella i delinquenti. Da quando il sindaco Gianni Alemanno ha ordinato tre-quattro sgomberi a settimana e deciso di smantellare i 209 insediamenti lui ha partecipato a quasi tutti i blitz. Ogni martedì si pianificano gli interventi in questura. Sono presenti anche gli uomini della sala operativa sociale, per dare sostegno ai nomadi, quelli del Dipartimento V diretto da Angelo Scozzafava e i ragazzi dell'Ama, che bonificano le aree restituendole alla città. In tutto, finora, gli sgomberi sono stati 63. L'ultima operazione si è chiusa proprio ieri mattina nel Municipio V: è il settimo intervento in quei quartieri. Da un anno a questa parte, invece, sono stati effettuati cinque blitz nel Municipio I, otto nel XX, sei nel IV e nel XII, cinque nel II e XI, quattro nel XIII, tre nel IX, XV, XVII, XVIII e XIX, due nel III e XV, uno nel VI e uno nel VII. Il lavoro è quasi a metà dell'opera. Poi il Piano Nomadi prevederà lo smistamento dei rom in dieci campi autorizzati, più due strutture di accoglienza. A fine 2011 Roma conterà seimila persone nei campi. Mille in meno dall'inizio del Piano. E intanto il lavoro di strada prosegue senza sosta. Anche stamattina, quando sarà appena sorto il sole, scatterà una nuova operazione. E un'altra baraccopoli sarà smantellata. Perché vista dall'alto Roma ha ancora molto da sgomberare. Il sindaco è stato chiaro. Sin dalla campagna elettorale. Sulla sicurezza il Comune si gioca tutto.