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Bigotti al S. Spirito in Sassia coprono i gioielli del dio Pan

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Uncastigatore di costumi si aggira nelle sale del Complesso Monumentale del Santo Spirito in Sassia. Come Pio VI ordinò di coprire le nudità della Cappella Sistina apponendo delle braghe all'affresco di Michelangelo, così l'anonimo bacchettone senza alcuna "autorità dall'alto" ha preso di mira i «virili gioielli» del dio Pan. Il quale, come descrive l'antica scultura e la mitologia narra, su certe questioni godeva di fama. E chissà forse invidia visto che non passa giorno senza che il dio della rassegna Antiquari nella Roma Rinascimentale, non si ritrovi con «le vergogne» coperte. In quattro giorni di mostra altrettante vestizioni: dapprima una benda attorcigliata proprio “lì”, poi un berretto, un altro giorno una bandana e infine ieri una fazzoletto rosso stile caprese. Sarà perché la sede scelta per la mostra, secoli orsono fu il primo ospedale voluto dai Papi e asilo di ragazze madri e forse il membro vistoso, nonostante l'equilibrio delle proporzioni dell'opera d'arte suscitano imbarazzo? La grande statua in marmo alta due metri è solo una delle tremila opere esposte al S. Spirito fino a domenica. Quindi è logico che la foglia di fico sulle nudità di Pan è voluta e non casuale. Ovviamente è buio fitto sull'identità del misterioso bigotto/a impegnato nella "battaglia moralizzatrice". Addirittura tra le ipotesi che stanno circolando tra gli stand degli espositori l'autore potrebbe essere più d'uno. Un genitore, un antiquario o un semplice visitatore beghino. Intanto i galleristi si sono divisi in due fazioni, chi è per la "visione integrale" e senza censura delle abbondanti nudità della statua, chi invece, protende per la copertura. «Certo, in un'edizione passata abbiamo avuto una mostra collaterale di arte erotica - conferma l'organizzatore Paolo Rufini - ma era allestita in un percorso a parte, vietato ai minori di 14 anni». Risultato? Mentre si cerca di capire chi copre il "membro della discordia", la statua di Antichità Grand Tour di Guido Martini è stata posizionata più indietro rispetto al corridoio centrale onde evitare altri "agguati". Speriamo solo che il dio Pan non si arrabbi - aggiungono i bene informati - visto che dal suo nome deriva il termine "panico". Nella mitologia, infatti, questa divinità si adirava con chi lo disturbava, ed emetteva urla talmente terrificanti, da atterrire i suoi molestatori e persino se stesso. Quindi sarà bene che il bizzoco non faccia perdere la pazienza al monumentale dio. Del resto al Complesso del Santo Spirito di cose singolari ne sono accadute. Come il furto due anni fa della «maledetta statuina in bronzo» dell'etnia Ashanti Ghana. A parte il valore venale il collezionista di Spiriti Africani ne chiese la restituzione per evitare gli effetti della maledizione. «È un'opera legata al rito di magia nera di una tribù africana e il metallo con cui è stata realizzata – spiegò all'epoca il collezionista Emilio Giani – proviene dalla fusione delle monete di scambio per acquistare gli schiavi nel 1600– 1700, ed è denso di sofferenza. La statuetta è testimone di tutte queste energie negative, che potrebbero essersi risvegliate con il furto per scatenarsi sull'autore del misfatto». La statua maledetta non venne più trovata nonostante gli appelli e dell'ignoto ladro a tutt'oggi non se ne conosce il destino. La stesso epilogo potrebbe ripetersi anche sul misterioso quanto agguerrito censore di Pan.

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