
Beffano la commessa e fuggono col Cartier

Nonhanno usato violenza. Non avevano in tasca né una pistola né un coltello. Ma con la loro abilità sono comunque riusciti a mettere a segno un colpo grosso da Cartier, rubando un anello di brillanti. Valore: 500 mila euro. Scena del crimine via Condotti, nel noto negozio a pochi metri da piazza di Spagna. Uno dei luoghi più prestigiosi della Capitale. Ai ladri sono bastate due «semplici» attitudini: saper muovere velocemente le mani e saper usare bene le parole. La prima necessaria per distrarre i commessi nel negozio, la seconda per mettersi in tasca il gioiello da un miliardo di vecchie lire. In una manciata di minuti il colpo era fatto. I due ladri senza ferire e minacciare nessuno in pochi istanti erano già fuori con un anello molto prezioso e avevano fatto perdere le loro tracce. Ma facciamo un passo indietro. Sono le 18 quando due uomini con l'accento francese entrano nel negozio di Cartier. Indossano vestiti eleganti e scarpe ben lucidate. Si presentati sostenendo di essere interessati all'acquisto di un gioiello per una persona importante. Immediatamente di fronte a loro compare una commessa che chiede quale articolo vogliono vedere. I banditi hanno le idee chiare: anelli. In pochi secondi sul prestigioso bancone di Cartier cominciano a sfilare preziosi da cifre proibitive. Uno dei ladri sceglie il più costoso. La donna apre una custodia e glielo mostra. L'altro, pochi istanti dopo, fa la stessa richiesta e la commessa si distrae per seguire il secondo cliente. In quel momento il primo afferra l'anello. Il gioiello da 500 mila euro, composto da una rosa di brillanti da 5 carati, montato su platino e oro giallo, e con al centro un brillante grande come una moneta da un centesimo, finisce nella tasca del finto francese. Quindi lo stratagemma per la fuga: uno dei due malviventi, infatti, con la scusa di cercare qualcuno in strada che lo potesse aiutare con la lingua, scompare. Poco dopo il complice lo segue. A questo punto la commessa si rende conto che sul bancone manca il gioiello più costoso. Immediatamente dà l'allarme al responsabile di Cartier. L'uomo, mentre telefona al 113, cerca di inseguire i due Arsenio Lupin. Ma senza risultati. Secondo quanto riferito da alcuni testimoni che si trovavano a poca distanza dal negozio al momento della fuga, i due malviventi percorrono solo alcuni metri a piedi, prima di salire a bordo di un'automobile, subito sparita nel nulla. Una volta sul posto, gli agenti del Commissariato Trevi-Campomarzio, diretti da Lorenzo Surace, ascoltano la commessa, gli altri dipendenti e poi il responsabile del prestigioso esercizio. Poi sequestrano le registrazioni delle immagini interne al negozio, dalle quali sarà possibile ricostruire con esattezza la dinamica del furto e forse anche ricavare le immagini dei due ladri. Intanto, davanti a Cartier, si raduna una piccola folla di curiosi. La gente, attratta dalle telecamere e dai riflettori, si chiede che cosa sia accaduto. Poi, dopo averlo scoperto, la sorpresa. Molti sono increduli. Com'è possibile che in un negozio così famoso, controllato da videocamere a circuito chiuso, i «manolesta» avessero potuto impunemente portare a termine il colpo? «Era un bell'anello grande - ha detto un agente della Scientifica uscendo dal negozio - non posso dire altro. Solo che con una roba del genere ci si può comprare una bella casa».
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