Pizzaiolo aggredito dal branco Ore disperate al Santo Spirito

Sono ore disperate per il pizzaiolo marocchino di 26 anni aggredito tre notti fa vicino a piazza Navona da un branco di quattro balordi. I sanitari dell'ospedale Santo Spirito continuano a sperare, anche se le condizioni di Oualid F. restano gravi. Ieri i familiari del ragazzo erano in lacrime, scioccati alla vista del loro parente immobile su un letto del reparto di Rianimazione. Temono il peggio, sono preoccupati dall'assenza di reazioni. I medici hanno spiegato che prevedere evoluzioni del suo quadro clinico è quasi impossibile. Il giovane ha sbattuto la testa all'altezza dell'orecchio sinistro, ha subito un trauma cranico seguito da una emorragia. E con lesioni del genere è come stare al buio. I miglioramenti non dipendono tanto da quello che può fare la medicina ma dalle reazioni del suo fisico. Dove si tenta di fare luce, invece, è sul fronte delle indagini. Ieri gli investigatori del Commissariato Trevi Campo Marzio diretto da Lorenzo Suraci hanno ascoltato alcuni testimoni che a quell'ora, le 5 del mattino, e nel luogo dell'agguato, in via Monterone, hanno visto e sentito. La prima persona a fornire dettagli sull'aggressione è stata l'addetta di un'impresa di pulizie. Ai poliziotti ha detto che quella mattina ha visto i quattro attorno al pizzaiolo marocchino e poi la spinta che ha provocato la caduta fatale. Non ha trattenuto un grido di paura, il branco l'ha sentito e si è dileguato a piedi. Scena ripresa dalle telecamere di sicurezza montate all'esterno di un edificio sede di uffici. Nel filmato si vedono i quattro che si allontanano l'uno dietro l'altro ma le immagini non sono così nitide da consentire la loro identificazione. La fidanzata della vittima, Daniela, romana, residente al Quadraro, ha riferito che quella sera ha sentito Oualid al telefono alle 23,30 ed era tutto tranquillo. Inoltre pare che il gruppo fosse ubriaco. Una eventualità che rende ancora più vago il motivo che ha scatenato l'aggressione. Violenza immotivata o rapina? Alcuni effetti personali che il marocchino aveva con sé non sono stati ancora trovati. Per esempio un orologio firmato Versace che il ragazzo aveva al polso. Ma non basta per essere certi che quello fosse lo scopo dell'aggressione. Nella ricostruzione dei fatti un altro elemento incerto è la presenza di un amico del marocchino. Le dichiarazioni dei testimoni sono state contrastanti: c'era, non c'era. Il pizzaiolo purtroppo non può parlare per chiarire la questione.