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«Non le ha dato un pugno violento ma una manata»

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.Per l'aggressore di Maricica Hahaianu, colpita alla stazione della metropolitana Anagnina lo scorso 8 ottobre, si sono aperte le porte di Regina Coeli ieri pomeriggio, dopo che il gip Sandro Di Lorenzo ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare con l'accusa di omicidio preterintenzionale. Il motivo? C'è il rischio di fuga e inquinamento delle prove. Poco prima che il ragazzo di 20 anni venisse arrestato dai carabinieri e trasferito nel penitenziario di via della Lungara, il professore Paolo Albarello, dell'istituto di medicina legale della Sapienza effettuava l'autopsia sul corpo della donna che ha lasciato un bimbo di tre anni e il marito. Secondo i primi risultati autoptici, la donna sarebbe deceduta a causa della rottura della scatola cranica, conseguente alla caduta in terra, seguita al pugno sferrato da Alessio Burtone. E quindi non emergerebbe un nesso tra la morte e l'operato dei medici dell'ospedale. In base a quanto accertato dal consulente della difesa, presente all'esame autoptico, non si può parlare invece di un pugno violento, ma di una manata e non ci sono fratture interne. «C'è un video che parla chiaro e ci sono ricostruzioni testimoniali, tutti sono in grado di vedere cosa è accaduto, c'è stato un pugno di estrema violenza, la signora perde conoscenza nel momento in cui lo riceve e cade come un sacco», ha replicato Alessandro Di Giovanni, avvocato della famiglia di Maricica Hahaianu. Dai primi accertamenti, è emerso che la donna ha subito un'escoriazione di circa un centimetro sotto al labbro. Insomma, anche sugli esami medico legali, durati due ore e mezza nell'istituto della Sapienza, è subito scoppiato un botta e risposta tra gli esperti. Confronto che comunque sarà chiarito tra trenta giorni, quando saranno depositati i risultati nelle mani del pubblico ministero che ha ipotizzato il reato di omicidio preterintenzionale. «Se tornassi indietro mi farei menare, ma non alzerei più le mani in vita mia», ha detto ieri l'arrestato mentre era in attesa di essere trasferito nel carcere di Regina Coeli. «È affranto e dispiaciuto, però oggi è un po' più fiducioso», ha detto ieri il suo difensore, il penalista Fabrizio Gallo, che è rimasto tutto il giorno in casa del suo cliente in attesa della decisione del giudice per le indagini preliminari. Alessio Burtone «ha dimostrato abituale e irrefrenabile ricorso alla violenza fisica, intesa come ordinaria reazione a eventuali contrasti con terzi», ha scritto il gip nella ordinanza di custodia cautelare in carcere, nella quale ha riportato anche altri due episodi di violenza. Intanto arriva solidarietà alla donna anche da parte del Municipio X. C'è infatti la volontà di intitolare il grande piazzale della stazione Anagnina a Maricica. La proposta verrà approvata nel prossimo Consiglio municipale per poi essere sottoposta al Consiglio comunale.

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