L'autopsia scagiona i medici del Casilino «Estranei alle accuse»
Sulcaso Anagnina anche il policlinico Casilino scende in campo. Nei giorni scorsi lo hanno tirato in ballo i familiari dell'infermiere romena uccisa con un pugno dal ventenne romano alla stazione del metrò. Hanno chiesto chiarezza sull'operato dei medici che hanno assistito Maricica dall'8 al 15 ottobre, giorno della sua morte, ventilando quasi l'ipotesi che la donna fosse scivolata dal coma al decesso per una presunta imperizia dell'ospedale. Infatti, dopo il ricovero era migliorata, poi le sue condizioni sono precipitate. «Le dichiarazioni di alcuni familiari di Maricica Hahaianu sono gravi - sostengono i sanitari del policlinico - Crediamo che le accuse sulla responsabilità dei medici riguardo alla sua morte possano essere strumentalizzate e utilizzate per alleggerire la pena dell'accusato». Dalla Asl Rm B hanno fatto comunque sapere di essere «vicini al dolore dei familiari della donna». I sospetti sollevati dai familiari della romena sull'operato dei medici dell'ospedale avevano offerto il fianco alla difesa di Alessio Burtone. Se infatti si fosse battuta la pista di una eventuale imperizia da parte dei sanitari avrebbe barcollato l'impianto accusatorio contro il ventenne romano che ha sferrato il pugno. In pratica, avrebbe perso sostegno il reato di omicidio preterintenzionale, fermandosi a quello di lesioni gravi e arrivando a stabilire un'altra tesi: l'infermiera di 32 anni non è morta a causa del colpo e della successiva caduta a terra, ma per le complicazioni dovute a un'assistenza medica inadeguata. Ma il sospetto sembra sfumato. Fab. Dic.