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Alemanno a Giro: Quell'uomo deve pagare

Maricica Hahaianu, l'infermiera romena aggredita nella metro Anagnina

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«Alessio Burtone non deve andare in carcere, non sussistono le esigenze cautelari». Sono parole esplosive. Non solo per il contenuto ma anche per la bocca di fuoco che le ha pronunciate ieri, il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro. E così ora diventa un caso politico la tragedia alla stazione Anagnina, il pugno sferrato dal ventenne che ha ucciso l'infermiera romena Maricica Hahaianu, 32 anni, dopo sette giorni di coma al reparto di Rianimazione del policlinico Casilino. Ragiona il sottosegretario: «Non c'è pericolo né di fuga né tantomeno di inquinamento delle prove - dice - visto che tutto è stato registrato dalle videocamere e ora serve una precisa lettura dei fatti. Il ragazzo è responsabile di un atto gravissimo e dovrà pagare per quello che ha fatto. Ma il carcere non mi sembra in questo caso la soluzione migliore anche per la dinamica dell'episodio». Alle dichiarazioni controcorrente di Giro risponde il sindaco di Roma Gianni Alemanno, che proprio l'altro ieri ha annunciato che il Comune si costituirà parte civile contro il ragazzo. «Alessio Burtone - sostiene - è un soggetto socialmente pericoloso, ha commesso un gravissimo gesto e non merita di rimanere ai domiciliari. Con tutto il rispetto per l'amico Giro - sferza il sindaco - credo che le sue premure siano del tutto infondate. Un atteggiamento di questo genere sarebbe visto da tutta la città come una pericolosa indulgenza, un atto di ingiustizia ed un esempio assolutamente negativo». Il primo cittadino va oltre. Definisce Giro travolto da un'«ondata domenicale di garantismo. È evidente che nessuno si vuole sostituire ai giudici, né tantomeno fare processi di piazza che non appartengono alla nostra cultura. Se Alessio Burtone - aggiunge - avesse soccorso la donna tutta la vicenda avrebbe assunto un altro sapore. Se poi a questo si aggiungono le denunce precedenti per fatti analoghi per i quali Burtone è rimasto a piede libero, il quadro si completa in un modo irreversibile». Dalla platea tv dell'«Arena» su RaiUno, indirettamente gli risponde la madre di Alessio: «Da quella donna mio figlio si è sentito minacciato, si è trovato in una situazione più grande di lui. Le sue colpe le pagherà, ma ricordiamoci che è un ragazzo di vent'anni e non il mostro che hanno descritto». Un tasto che il sindaco non tralascia: «Non vuol dire - sottolinea che in futuro un giovane di 20 anni non si possa redimere e riabilitare totalmente, e su questo faccio i miei più sinceri auguri a tutta la famiglia di Alessio Burtone. La premessa per una riabilitazione futura, però, è un presente di rigore e di serietà». In questa brutta storia il Comune ha fatto di più. Si è proposto di pagare il trasporto della salma, i funerali di Maricica in Romania e di allestire mercoledì una camera ardente. Lo ha annunciato ieri la delegata per i rapporti con la comunità romena, Ramona Badescu. Ma nella sequenza degli eventi il colpo di scena che potrebbe cambiare le carte in tavola, soprattutto per il ragazzo, è venuto dalla famiglia di Maricica. Il marito Adrian e il fratello Giovanni hanno ventilato l'ipotesi che la morte dell'infermiera possa essere dipesa da probabili imperizie dell'ospedale. «Non c'è stata una denuncia dei familiari - precisa il loro legale, l'avvocato Alessandro Di Giovanni - c'è stato un miglioramento e una ricaduta e i familiari vogliono sapere tutto ciò che ha subito la loro cara». L'esame autoptico si svolgerà oggi alle 14 all'istituto di Medicina legale della Sapienza. E anche il legale di Alessio Burtone, l'avvocato Fabrizio Gallo, è appeso a quell'esito, utile al giudice per decidere se spedire o no il ventenne in carcere come chiesto dal pm. «Mi auguro che il Gip si esprima dopo i risultati dell'autopsia - insiste l'avvocato - altrimenti si mette dentro un ragazzo senza conoscere le cause effettive del decesso». Sulle ventilate ipotesi di imperizia da parte dell'ospedale, Gallo riflette: «Se dovesse essere presentata una denuncia contro il policlinico per responsabilità nella morte dell'infermiera non ci sarebbero più i presupposti per la custodia cautelare in carcere, dovrebbe rimanere in piedi solo l'accusa di lesioni».

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