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Da Trastevere all'Appia Antica, dall'Esquilino ai Parioli, passando anche per Prati e Aventino

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Sono235mila le unità immobiliari che, a partire dai primi mesi del 2011, saranno soggette a monitoraggio da parte dell'Agenzia del Territorio, per una verifica delle classificazioni catastali corrispondenti e, se sarà il caso, procedere alla notifica della loro riclassificazione. Questo significa che verrà cancellata una volta per tutte quella differenza abissale tra carta e realtà. Mai più dunque case di lusso nelle aree di pregio della Capitale che al catasto risultano invece come abitazioni popolari o, in diversi e non rari casi, «ultra popolari», ovvero senza bagno e senza riscaldamento. In soldoni tutto questo si traduce in una rendita catastale a fini fiscali inferiore anche di oltre cinque volte rispetto al valore di mercato. Una dissonanza non solo economica «ma anche sociale - precisa l'assessore capitolino al Bilancio, Maurizio Leo - Ci sono delle aree nella Capitale che per il catasto sono rimaste ferme a decenni fa, mentre i nuovi quartieri hanno un classamento che corrisponde alla realtà e dunque in decine di casi ci ritroviamo con il paradosso ad esempio che chi vive in periferia paga tributi più alti di chi vive in pieno centro». L'Agenzia del Territorio, diretta da Gabriella Alemanno ha individuato 17 micro-zone, tutte situate nella cintura «storica» della Capitale «dal 30 novembre ci metteremo alacremente al lavoro, anche attraverso dei sopralluoghi tecnici, soprattutto esterni - ha spiegato la Alemanno - Un'operazione del genere, fatta a Milano, ha portato ad un aumento della base imponibile di 44 milioni di euro. La procedura per la revisione delle rendite catastali può essere richiesta solo dal Comune interessato». La procedura è squisitamente tecnica «verrà effettuata, oltre che dai sopralluoghi anche da operazioni a tavolo, eleaborazione dati, notifiche», aggiunge la direttrice dell'Agenzia del Territorio. Ogni fabbricato verrà insomma «schedato» con la documentazione esistente, analisi tecnica degli esterni (per quanto riguarda i sopralluoghi interni si procederà solo nei casi di effettiva necessità), definizione degli ambiti territoriali. A questo seguirà il lavoro «da tavolo», vale a dire l'esame delle planimetrie, la definizione delle tariffe di classamento, il classamento per ogni fabbricato e, se necessario la revisione delle categorie. Il tutto finisce con la notifica al proprietario della nuova classificazione. Questo significa pagare più di Ici, Tari, Irpef, imposta di registro e spese notarili nel caso di compravendita. Il procedimento di riclassificazione, è bene chiarire, scatterà laddove il rapporto tra valore catastale e valore di mercato è maggiore del 35 per cento. Una differenza tra i due parametri infatti non solo è consentita ma è persino ovvia, considerando che il valore che il catasto dà a un immobile è squisitamente "tecnico", riferito a numero vani e destinazione d'uso, ad esempio mentre il valore di mercato tiene conto di altri fattori, come ristrutturazione e materiali utlizzati. Una manovra importante insomma destinata a rimpinguare le casse capitoline da una parte e a formare quella «anagrafe immobiliare integrata» che segna il vero strategico obiettivo dell'amministrazione. Non a caso, verranno presto aperti dei nuovi «sportelli catastali» rivolti ai cittadini gestiti direttamente dal Comune. «Tutti passi - conferma l'assessore Leo - che ci fanno anticipare la grande riforma del federalismo fiscale». Il prossimo obiettivo è ora quello della «caccia alle case fantasma», stime del tutto ufficiose parlano di almeno cinquemila immobili sconosciuti al catasto. «Per la case fantasma siamo pronti - assicura Gabriella Alemanno - partiremo il primo gennaio».

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