Il padre: era in strada, l'ho riconosciuto
Nonho avuto dubbi». Capelli bianchi, sguardo gentile, il papà del tredicenne abusato dal pedofilo argentino è doppiamente sgomento: per quello che ha subito il figlio e per la caratura criminale del tizio che si è infilato in ascensore con lui. «Ma si rende conto? Era ricercato dall'Interpol, aveva già una condanna a 10 anni di reclusione, faceva parte di una setta di pedofili. Ed era qui, a piazza Vittorio». Quell'uomo come ha avvicinato suo figlio? «Sabato 2 lui era andato nel parco di piazza Vittorio. Intorno alle 20 stava per tornare a casa quando quell'argentino lo ha avvicinato». Dicendo che cosa? «Prima usando maniere gentili, poi diventando brusco. Lo ha seguito fino al portone di casa ed è salito in ascensore con lui». L'argentino ha bloccato la cabina? «Ha cominciato ad allungare le mani poi... non entro nei particolari. Mio figlio ha reagito, è riuscito a divincolarsi e a scappare». Una volta a casa vi ha raccontato tutto? «Sì. Ha descritto l'uomo, i capelli, il suo volto, ha detto che non sembrava uno straccione ma una persona normale». E poi? «Il giorno dopo, domenica pomeriggio, sono sceso e ho incontrato quell'uomo. Come l'ho visto ho detto a me stesso che era lui. Con me c'erano due ventenni amici di mia figlia. Ho gridato: "Prendetelo, è lui il pedofilo". E lo hanno rincorso. Mia moglie ha avvisato la polizia e io sono andato al posto fisso dei carabinieri». Come si è comportato l'argentino? «Quando ha visto che era stato riconosciuto ha cominciato a fuggire». Verso dove? «Nella stazione della metro dove è stato preso dai carabinieri». Fab. Dic.