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Era meglio il profumo del cestino

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Ancorauna volta i problemi di una mensa scolastica salgono agli «onori» della cronaca. La questione dei quattro turni è davvero spinosa e hanno fatto bene quei genitori a fare la voce grossa. Quattro turni spalmati dalle 11.30 alle 14.45. I ritmi di una scuola vengono così completamente stravolti da problemi di sovraffollamento. I bambini dell'ultimo turno, ad esempio, saranno costretti a fare due merende per non avere i morsi della fame prima del pranzo. Viceversa quelli del primo turno, in teoria, potrebbero saltarla la merenda. Che, però, fa parte di un rituale ben consolidato: ricreazione, bagno e spuntino. Rigorosamente distribuito dalle maestre: in molte scuole ai genitori è vietato mettere nella cartella dei figli qualsiasi tipo di merenda. Sono «out» il panino infarcito di nutella come anche il pezzo di pizza bianca che unge i quaderni. È «in» la merendina alla marmellata insapore ma biologica. Il pranzo in mensa è un terno al lotto. Qualche volta riscuote un successone, altre volte è un disastro (come ai tempi dei menu etnici). E poi si ha diritto a una porzione soltanto, proibito fare il bis. Last but not least, la questione dei superaumenti. Il bollettino mensile della mensa, ahimè, è raddoppiato. A questo punto qualcuno auspica il ritorno all'antico: al panierino portato da casa, con la fettina panata o la frittata e le verdurine dentro il portapranzo, preparata a casa da mammà. Al refettorio ci si può andare lo stesso per mangiare il primo (una pasta al pomodoro oppure una minestra in brodo) e poi ognuno il secondo lo va a pescare dentro il proprio cestino. Come Yoghi e Bubù.

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