L'ex terrorista nero Calore massacrato nel suo casolare
È stato un terrorista. È stato un pentito. Il participio è d'obbligo, da ieri. Il corpo senza vita dell'ex di Ordine Nuovo Sergio Calore è stato scoperto nel pomeriggio in un piccolo casolare circondato dalla campagna di Guidonia Montecelio, alle porte della Capitale. Sul cadavere numerose ferite, forse provocate da un piccone, trovato sporco di sangue non lontano dal cadavere. Ma chi ha ucciso uno dei primi collaboratori di giustizia di estrema destra, un personaggio che fin dall'84 aveva permesso di portare alla luce il mondo che gravitava intorno alla galassia nera e che, secondo il giudice milanese Guido Salvini, aveva reso dichiarazioni «importantissime» sull'organizzazione a cui apparteneva e sulla strage di Piazza Fontana? Il collegamento con gli Anni di Piombo e al suo ruolo di pentito deve essere scattato subito e spontaneamente nella mente degli investigatori. Ma il quadro del delitto emerso nella prima fase dell'indagine non sembra confermarlo. Anzi. Spingerebbe più a seguire la pista dell'aggressione. Di una rapina tentata da qualche sbandato e alla quale Calore, che certo non era un pavido, ha reagito scatenando la sua furia omicida. Oppure di un ladro sorpreso mentre metteva a soqquadro il locale e che si è trasformato nel suo carnefice. Ma restiamo ai fatti. Calore, 58 anni, è sposato con l'ex terrorista rossa e poi anche lei pentita Emilia Libera, nome di battaglia «Nadia». Si sono conosciuti tra le mura del supercarcere di Paliano, dove erano rinchiusi. La coppia ha una figlia di vent'anni e un maschio minorenne. Calore esce dalla sua casa in località Villa Adriana, a Tivoli, in mattinata per andare a curare l'orto di un casolare in via di Colle Spinello, avuto in eredità dal padre. Nel primo pomeriggio, non vedendolo tornare, la moglie comincia a preoccuparsi. Probabilmente lo chiama sul cellulare senza ottenere risposta. Allora decide di raggiungere il posto assieme alla figlia. E, alle 15,30, trova il marito riverso a terra, sanguinante, all'interno dell'abitazione. L'uomo forse è ancora vivo o così pensa la compagna, che si affretta a chiamare il 118. I medici giunti in via Colle Spinello, però, non possono che constatare il decesso dell'ex estremista. Intervengono anche i carabinieri del Nucleo investigativo di Frascati e di Roma, il medico legale e il pubblico ministero della procura di Tivoli. Il corpo è costellato da ferite. Una, in particolare, che sembra la più grave, alla gola. Dalle tasche della vittima mancano il telefonino e il portafoglio. A dare un nome e un volto al suo assassino saranno le indagini, che sembrano imboccare la strada del balordo e del tentativo di rapina degenerato in omicidio. Calore venne arrestato nell'ambito delle indagini sull'omicidio di Antonio Leandri, ucciso nel dicembre del '79 in piazza Dalmazia. Faceva parte di commando che voleva assassinare l'avvocato Giorgio Arcangeli, però per un errore di persona venne ucciso l'operaio Antonio Leandri. Ha contribuito con le sue rivelazioni alle inchieste sul terrorismo nero. «Non solo per quanto riguarda la struttura di Ordine Nuovo a cui apparteneva - ha spiegato Salvini - ma anche per ciò che concerne il passaggio dei timer utilizzati per piazza Fontana dalla cellula veneta alla cellula milanese e sul tentativo di collocarli nella villa di Feltrinelli, per tentare di coinvolgerlo nella strage». Il magistrato ha voluto anche sottolineare che Calore fu «il primo a parlare di un ordinovista veneto che lui conosceva con il soprannome di "zio Otto" come il tecnico degli esplosivi per piazza Fontana». Soprannome che «nella seconda inchiesta sulla strage è risultato essere di quel personaggio centrale per l'indagine che è Carlo Digilio». Era, conclude Guido Salvini, un «pentito rispettabile» che, dopo il pentimento, «non si è mai fatto coinvolgere in altri fatti». Oggi, ha concluso, non aveva più nulla che lo legasse al passato, anzi, aveva mostrato di aver rotto completamente. E poi sono passati anni da quanto ha testimoniato e conduceva una vita assolutamente normale».