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Cortei. È ora dei superpoteri

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La manifestazione degli operai Fincantieri

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Sono passate due settimane da quando il sindaco Alemanno ha scritto al Prefetto Pecoraro chidendogli di mettere mano alla questione dei cortei. Una lunga lettera che pur suonando come un ultimatum, in verità affrontava il problema mettendo sul piatto risposte e proposte, prima tra tutte quella di vietare le manifestazioni in centro dal lunedì al venerdì mattina a meno che non si fosse trattato di scioperi indetti dalle «confederezioni sindacali maggiormente rappresentative». Cgil, Cisl e Uil? La lettera non lo specificava. Ieri era venerdì mattina, e per percorrere in moto il tratto tra la Basilica di Santa Maria Maggiore a piazza Colonna, sono serviti 30 minuti invece dei canonici 10. I romani hanno dovuto fare i conti con gli arrabbiatissimi di Fincantieri, guidati da Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil. Il centro storico era bloccato. Già alle nove e mezza del mattino le camionette della celere macchiavano di blu piazza Venezia mentre i poliziotti nervosi fumavano sigarette certi che la mattinata non sarebbe stata facile da gestire. A mezzogiorno i manifestanti hanno parcheggiato le bandiere in piazza Santi Apostoli. I romani in auto hanno atteso pazienti in coda e hanno cambiato strada seguendo ubbedienti le indicazioni dei vigili urbani. Come sempre, del resto. Maledicendo però nell'abitacolo questa Città impossibile che sopporta le offese di chi i cortei non ce l'ha, le scuse di chi vorrebbe i ministeri ma non le manifestazioni. I cittadini sopportano, il sindaco scrive lettere al Prefetto. Da un anno si rimanda la stesura di una regolamentazione indispensabile. Quindici giorni dall'ultimatum alla prefettura. Ieri in piazza c'erano gli operai dei cantieri navali e in prima fila, aggrappati allo striscione, i rappresentanti sindacali di sigle minori. «Come volevasi dimostrare», ha detto Alemanno. «Comprendo il disagio e le proteste dei lavoratori ma siamo di fronte non a una grande manifestazione nazionale ma a quella di dipendenti di una singola impresa». Si è ricordato della lettera inviata a Pecoraro, e di un piano da mettere nero su bianco. «Siamo arrivati a settembre e nessun protocollo è stato firmato in Prefettura; nessun esito concreto è ancora uscito dai tavoli con le Associazioni e i Partiti». E ancora: «Siamo entrati dentro un autunno che si annuncia sempre più caldo. Il tempo è oramai scaduto». Da un pezzo, veramente, chiosa Mario, impiegato, abbassando e alzando nervosamente il piede dalla frizione dell'auto bloccata in via Cavour. Poi la notizia e un nuovo ultimatum a Pecoraro: «Ho chiesto un incontro al Prefetto per l'inizio della settimana prossima. Se questo non avrà un esito concreto sarò costretto a prendere, alla fine, provvedimenti unilaterali nell'interesse dei cittadini e nell'assoluta necessità di contemperare i due diritti costituzionali a manifestare e alla libertà di movimento nella città». La materia è intricata. L'errore è dietro l'angolo e gli ultimatum se li porta il vento. Ma Alemanno 15 giorni fa ha preso carta e penna. Scripta manent, è risaputo. Ha firmato un patto con i suoi cittadini, un patto registrato da questa e da altre testate. Ora rilancia: il Prefetto ha una settimana per organizzare un incontro. Speriamo che tra una settimana non si celebri solo l'ennesimo vertice tra Campidoglio e prefettura, ma si riesca a portare tutti - sindacati compresi - intorno a un tavolo. Altrimenti Alemanno usi questi benedetti poteri speciali. La Città non ha più tempo da perdere in mezzo al traffico.

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