Coda alla vaccinara e polenta per la pace Bossi-Alemanno
Fino a pochi giorni fa da nord soffiava Tramontana sulla Capitale. Oggi il vento porta con sé odor di polenta. Le truppe padane di Bossi sono già al lavoro sul calderone, con il ministro Calderoli a dare il ritmo ai mestoloni. E mentre giro dopo giro la farina di mais si compatta e il mestolo s'affatica, i contorni della notizia della «magnata» riparatrice tra Bossi e Alemanno - data ieri da Il Tempo - iniziano a delinearsi. Il pranzo ci sarà, lo ha annunciato il sindaco ospite della festa del Pdl a Milano. Ma si farà in piazza Montecitorio, territorio neutrale, mercoledì. La Sala delle Bandiere in Campidoglio, ipotesi della prima ora, per ora è stata accantonata. A far pendere l'ago della rosa dei venti su Montecitorio sarebbero problemi logistici legati ai lavori ancora in corso nella seconda aula capitolina; sull'agenda di Calderoli, inoltre, sarebbe stato già fissato l'appuntamento: ore 13:30. Per gli invitati - il numero non è ancora stato ufficializzato - si prospetta quindi un pasto in piedi intorno a un grande buffet, che non sarà frugale. Popolare, sì, ma non leggero. Un pasto per uomini dal fegato d'acciaio, pronti ad affrontare una lenta digestione. Il delegato allo Sport del sindaco, Alessandro Cochi, è determinato. A lui il compito più difficile: dimostrare che Roma, oltre a non essere «ladrona» e una fabbrica di «porci» - come il Senatùr ha carinamente tradotto «Spqr», non ha niente da invidiare alla cucina dei territori più a nord dello stivale. Cochi, testaccino di nascita, avrebbe già setacciato il Rione in cerca di code alla vaccinara e gambi di sedano. «Per gli acquisti - dice - aspetterò lunedì. Dopo il Consiglio faremo una piccola riunione per avere ben chiaro il numero definitivo degli invitati, che dovrebbe aggirarsi intorno ai cento». Il delegato del sindaco, mormorano nei corridoi del Campidoglio, «fa 'na coda mejo de Checchino», un noto ristorante di Testaccio. Ora bisogna capire a chi sarà invece affidata la scelta dei vini. E qui la sfida per Roma si complica, soprattutto se la scelta, in campo leghista, dovesse essere affidata a uno come Luca Zaia, che di vini se ne intende davvero.