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Il voto dell'Assemblea capitolina per l'introduzione del Quoziente familiare, ovvero di un nuovo parametro per sconti ed agevolazioni alle famiglie su servizi e tariffe comunali, è slittato per la seconda volta

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Delresto, il numero legale era già caduto tre volte su un ordine del giorno proposto dal capogruppo del Pd, Umberto Marroni. Non ci sono però accezioni di merito. Al di là di qualche limatura sugli emendamenti, il «quoziente Roma», infondo, piace a tutti. Il problema è che a proporlo sia il capogruppo dell'Udc, Alessandro Onorato. E i rapporti con il partito di Casini sono ancora tutti da definire, sia con il centrodestra sia con il centrosinistra. L'ingresso nella giunta Alemanno non ci sarà. Il motivo è semplice. Onorato, unico componente dell'Udc in Campidoglio, diventando assessore si dovrebbe dimettere. Essendo stato eletto però con il Pd, in Consiglio entrebbe un collega del «vecchio» partito. Una soluzione improponibile per l'Udc. Così come indicare un assessore esterno. Di fatto il partito locale è talmente spaccato da non consentire il prevalere di una delle due correnti (Ciocchetti da una parte, Carducci dall'altra). L'alternativa proposta è quella di assegnare ad Onorato lo scranno più alto dell'Aula. Ma togliere la presidenza dell'Assemblea capitolina a Marco Pomarici (vicino al coordinatore romano del Pdl, Sammarco) riaprirebbe le recenti ferite interne al partito di Alemanno. Per questo non c'è particolare «entusiasmo» a far passare in pompa magna un provvedimento così importante (tanto da essere richiamato da Berlusconi nel suo discorso alla Camera) come merito esclusivo dell'Udc. Atteggiamento più o meno simile in casa Pd, dove Onorato non riscuote particolari simpatie. Del resto il partito conta oggi un consigliere in meno per colpa sua e ritrovarsi l'ex collega come presidente del Consiglio creerebbe più di un'impasse. Ecco allora che il rinvio per la seconda volta dell'approvazione del Quoziente familiare può assumere una lettura senz'altro più chiara. Sullo sfondo le parole del segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa, all'apertura della festa del partito laziale: «Ci auguriamo che Alemanno si spogli della maglietta di leader della maggioranza e faccia il sindaco di tutti e che sblocchi innanzitutto il quoziente Roma». Sindaco di tutti sì, ma pur sempre l'unico primo cittadino.

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