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Addio ai posti letto inutili Così riparte la sanità laziale

La presidente della Regione Lazio Renata Polverini al San Filippo Neri

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Oltre 2.800 posti letto e 24 piccoli ospedali della provincia riconvertiti. È questa la cura per guarire la sanità laziale presentata al governo dalla governatrice e commissario ad acta Renata Polverini. Il piano di riordino è indispensabile per ottenere lo sblocco dei 420 milioni di fondi Fas e l'aumento delle aliquote Irpef e Irap. Ora la palla passa ai tecnici del ministero. Per la precisione sono 2.865 i posti letti in asubero: 791 per acuti, 1501 per riabilitazione e 573 per lungodegenza. Posti che, precisa la Polverini «non saranno tagliati ma riconvertiti: cambieranno funzione». Secondo il piano, infatti, i posti letto assegnati al primo gennaio 2011 sono complessivamente 21.970 (dei quali 18.304 per acuti, 2.822 per riabilitazione e 844 per lungodegenza), a fronte dei 24.835 del 2010 (19.095 per acuti, 4.323 per riabilitazione, 1.417 per lungodegenza). Il Lazio si riallineerà alla media nazionale di 3,3 posti letto per 1.000 abitanti per acuti e 0,7 per 1.000 abitanti per riabilitazione e lungodegenza imposto dal Patto per la salute. Il piano presentato ieri dà attuazione al Piano sanitario 2010-2012, presentato dall'ex commissario Guzzanti e divenuto legge regionale lo scorso 28 luglio. Come detto, 24 piccoli ospedali pubblici cambieranno funzione, svolgendo attività «più vicine alle esigenze e alle richieste del territorio», precisa la Polverini. Diventeranno ospedali di territorio che risponderanno alle esigenze quotidiane dei cittadini con punti di primo soccorso, continuità assistenziale, guardia medica, Rsa, diagnostica, specialistica ambulatoriale, laboratorio. Le strutture sono quelle di Monterotondo, Palombara Sabina, Subiaco, Zagarolo, Anagni, Ceccano, Pontecorvo, Ceprano, Ferentino, Arpino, Isola Liri, Atina, Rocca Priora, Ariccia, Villa Albani ad Anzio, Sezze, Gaeta, Minturno, Bracciano, Acquapendente, Montefiascone, Ronciglione, Magliano Sabina, Amatrice. Queste strutture presentavano, secondo i tecnici regionali, un tasso di occupazione dei posti letto inferiore all'80%; tassi di ricoveri inappropriati superiori al 25%; tassi di rifiuto di ricovero a seguito di accesso al Pronto Soccorso superiori al 30%; indici di fuga superiori al 50%.   «Possiamo dire che li stiamo riaprendo», dice il subcommissario Morlacco, nell'annunciare che tali strutture diventeranno ospedali distrettuali con nuove funzioni chiave per il territorio. Nei posti di degenza infermieristica il paziente potrà essere visitato quotidianamente dal medico di base, con assistenza infermieristica permanente e un medico h24 per le emergenze. Per quanto riguarda i grandi ospedali della Capitale, il piano inciderà così: Policlinico Gemelli (-158 posti letto), Cto Alesini (-71), San Giovanni (-73), San Filippo Neri (-42), Irccs Santa Lucia (-146), Umberto I (-105), Irccs San Raffale Pisana (-93), Idi (-93), Santo Spirito (-60), Pertini (+11), Sant'Eugenio (+39), Grassi (+26), Fatebenefratelli (+14), San Camillo (+25), Campus Bio Medico (+20), Sant'Andrea (+24), Tor Vergata (+46). Per la Polverini si tratta di una rivoluzione che farà uscire dal tunnel un sistema sanitario con 10 miliardi di euro di debito consolidato e 1,4 miliardi di deficit l'anno: «Tutte le provincie del Lazio avranno un Dea di secondo livello, entro dicembre aprirà l'ospedale di Frosinone e conto di avere l'ok del governo per la costruzione di tre nuovi ospedali: Castelli, Gaeta e Anagni. Rilanceremo la Cardiochirurgia del San Filippo Neri: ho deciso di scommetterci perché c'è un reparto di eccellenza da anni senza primario».   Il concetto di rete delle specialità è alla base del sistema. Il paziente verrà preso in cura dagli Spoke (gli ospedali distrettuali), curato, assistito ed eventualmente trasferito negli Hub (gli ospedali di riferimento e poli d'eccellenza per ogni singola specialità). «Il Lazio così scenderà quest'anno sotto il miliardo di deficit. Con i decreti del 30 maggio - ricorda la governatrice - abbiamo risparmiato 300 milioni, e altri 900 saranno risparmiati entro il 2012 con la centrale unica di acquisti. Non ci saranno esuberi né nel pubblico né nel privato grazie alla mobilità» del personale che andrà a integrare il blocco del turn over. Ogni ulteriore passaggio «sarà concordato coi sindacati». Tanti i dubbi nell'opposizione. «La Polverini è stata costretta a gettare la maschera, le bugie hanno le gambe corte. Il piano sancisce la inattendibilità completa della presidente della Regione Lazio. Vengono eliminati 24 ospedali e desertificato il sistema nelle province», dice il capogruppo Pd alla Pisana Esterino Montino. Per il presidente Laziosanità Lucio D'Ubaldo «sono scelte dolorose, ma inevitabili. Ora tutto si gioca sulla equilibrata ed efficiente conversione delle strutture per garantire adeguati livelli di tutela della salute nelle province».  

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