Preso il quinto romeno
Preso un altro romeno del branco. Ora all'appello ne manca uno solo dei sei che la notte del 7 settembre, dopo averlo seguito su due bus, hanno massacrato in via della Magliana il barista di 63 anni, Ennio Casale, ridotto in fin di vita all'ospedale San Camillo, per rapinarlo di un orologio di poco valore e 60 euro. Il cittadino dell'Est, 32 anni, era uno dei due sfuggiti alla retata di tre giorni fa da parte dei carabinieri del Nucleo investigativo di via In Selci che hanno spedito dietro le sbarre quattro del gruppo accusati di rapina e tentato omicidio, soliti frequentare la zona della stazione Termini. Il romeno è stato acciuffato lo stesso giorno che è stata diffusa la notizia dei quattro fermi, poche ore dopo. L'altroieri pomeriggio, intorno alle 17.30, gli investigatori del colonnello Lorenzo Sabatino lo hanno trovato a pochi metri dalla stazione Tiburtina, a largo Bergamelli. Il romeno era con altri connazionali. Alla vista dei militari ha tentato di fuggire, reagendo alla presa quando poi è stato bloccato. Ora è nel carcere di Regina Coeli, in attesa dell'interrogatorio di garanzia da parte del giudice che nelle prossime ore dovrà convalidare il provvedimento di fermo emesso dalla Procura di Roma e trasformarlo in arresto. È un pregiudicato, in passato finito in manette per furto e rapina. Il romeno non ha confessato l'aggressione al barista. Ha scelto la linea del silenzio. Sinora uno soltanto ha ammesso il pestaggio, Caterin Ionut, 27 anni: il giovane col braccio sinistro ingessato, l'indizio dal quale i carabinieri sono partiti per risalire al branco. Ma gli elementi contro il quinto sospettato non lascerebbero spazio a dubbi. La notte dell'aggressione le telecamere di un bar in via della Magliana hanno ripreso i sei mentre seguivano Ennio Casale, hanno registrato alcuni momenti del pestaggio e la fuga del branco a piedi, denunciata dai camionisti che alle 3 hanno assistito alla scena e hanno dato l'allarme al 112. In quei filmati si vedono i volti di alcuni dei sei. Sono immagini sgranate ma non abbastanza per impedire ai militari di mettere a confronto quelle facce con eventuali fotosegnaletiche. E quella del romeno era nello schedario dei carabinieri, scattata in occasione del suo primo arresto. Gli investigatori hanno messo a confronto i primi piani e coincidevano. Perdipiù, nei giorni addietro, il romeno era stato visto in compagnia degli altri quattro del branco. Ora è caccia al sesto uomo.