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Studenti tornati a casa

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La statua di Minerva, dea della Sapienza, all'ingresso dell'Università di Roma

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Si apre una settimana all'insegna del caos all'Università La Sapienza. Dovrebbero partire le lezioni ma di fatto la situazione è bloccata. C'è lo stato di agitazione dei ricercatori che in segno di protesta contro il ddl Gelmini si sono resi indisponibili a ricoprire incarichi didattici. E finora su 223 bandi per corsi che avrebbero dovuto tenere loro, si sono avute solo 30 risposte. Lo stop alle lezioni è già stato fissato per Lettere e Architettura. Ma non ci sono numeri sufficienti per avviarle anche a Chimica e Ingegneria. Del resto, in questo momento, le priorità sono altre. Con un'improvvisa accelerazione il ddl Gelmini approderà in aula il 5 ottobre. Dunque entro il 30 settembre bisognerà mettere a punto gli eventuali emendamenti. E il movimento dei ricercatori (che in realtà si compone di due anime, quelli del «29 aprile» vicini a Cgil e sinistra protestatori ad oltranza e quelli del Cnru più moderati e aperti al confronto con le parti politiche)) chiede soprattutto le modifiche al decreto nella parte che riguarda lo stato giuridico, in pratica un passaggio automatico per i ricercatori più meritevoli al ruolo di docenti. In mezzo al guazzabuglio generale, comunque, ci sono gli studenti che non sanno che pesci prendere. «Non siamo scudi umani dietro cui coprire guasti e malgestioni» si lamenta Pietro De Leo di Studenti della libertà. Il paradosso è che, nonostante il blocco, le facoltà non hanno cancellato il tradizionale incontro di benvenuto alle matricole. A Lettere è fissato per mercoledì. Così invece di illustrare il piano d'offerta e augurare il classico in bocca al lupo si spiegheranno i motivi della protesta. Un avvio davvero deprimente per dei ragazzi appena arrivati e pieni d'entusiasmo per la nuova avventura. Il ministro Mariastella Gelmini proprio in nome del diritto allo studio degli studenti aveva chiesto ai ricercatori di non bloccare la didattica. Nulla di fatto.   Del resto la relatrice della riforma Paola Frassinetti (Pdl) ha assicurato che da parte della maggioranza c'è l'impegno a trovare una soluzione e che «ascolterà i ricercatori martedì e cercherà, compatibilmente con le risorse e senza stravolgere l'impianto della riforma, di andare incontro alle loro esigenze». Dunque se alla sinistra sta a cuore il futuro dell'Università e dei ragazzi che la frequentano dovrebbe smetterla «di criticare demagogicamente il ddl senza oltretutto portare proposte alternative valide».

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