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Mai più padroni in casa nostra

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Mail confine è sottile. E il rischio che quel clima di paura e di ribellione che si respirava a Roma dopo l'omicidio Reggiani, dopo lo stupro della Caffarella o di Guidonia, solo per citare i casi più drammaticamente noti, è altissimo. Sarebbe ipocrita non ammettere che il problema è tutto politico. Le forze dell'ordine hanno infatti più volte dimostrato di essere all'altezza, e la notizia dell'arresto di quattro delle sei bestie che hanno ridotto in fin di vita il barista di Santa Maria Maggiore ne è la conferma. Ma la politica, locale, nazionale e comunitaria è all'altezza della situazione? I segnali che arrivano non sono incoraggianti. Il 18 marzo del 2008 il presidente della Romania, Basescu ammetteva candido: «A Roma ci sono troppi mendicanti, Veltroni perderà le elezioni». Una dichiarazione che sapeva di beffa, soprattutto dopo lo sforzo (culturale) del governo di centrosinistra che, all'indomani dell'omicidio Reggiani e su pressione dell'allora sindaco Veltroni, emanò un decreto sicurezza che facilitò le espulsioni, dando ai prefetti ampi poteri. Non bastò e non solo la «profezia» di Basescu si rivelò azzeccata ma i numeri, mai resi ufficiali, a distanza di quasi tre anni sono sempre gli stessi. Alemanno parla di circa 3-4 mila romeni che potrebbero riprendere la strada di casa subito, e non perché romeni ma perché delinquenti. E allora lo si faccia. Si abbia il coraggio di dar vita a quelle espulsioni che, seppure contestate dall'Unione Europea, spettano a uno Stato sovrano e di diritto. Un obbligo ancora maggiore per il centrodestra che non potendo vantare neanche alibi pseudo culturali, ha il dovere di segnare una svolta contro l'illegalità, la violenza, il degrado (anche morale) e fare in modo che si torni «padroni a casa nostra», come ben disse Alemanno in uno degli slogan che lo hanno portato ad essere sindaco di Roma.

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