È morta la neonata partorita al bar
L'avrebberochiamata Melissa Elisabetta, come la barista che il 14 settembre si è improvvisata ostetrica nel bagno del suo locale, diventato per caso una sala parto in un caldo martedì di fine estate, alle cinque e mezzo del pomeriggio. Ma la bambina che ha fatto nascere Elisabetta Agostinelli, 45 anni, titolare della Sosta di Monte D'oro, madre di due figli maschi di 22 e 18 anni, non ce l'ha fatta. La piccola è morta l'altro ieri alle otto di sera all'ospedale Sant'Eugeno, dieci dopo giorni l'incredibile parto sulla toilette del suo bar al chilometro 27,300 di via Pontina. I medici del reparto di Neonatologia (Uoc e tin) diretto da Carlo Giannini hanno fatto l'impossibile per salvarla. Ma la bambina era apparsa subito gravissima già all'arrivo in ospedale a bordo di un'ambulanza del 118, dove era salita anche la barista, la prima a prodigarsi per salvarle la vita. Elisabetta era stata tempestiva. «Mamma, c'è una che ha partorito» le aveva gridato il figlio. E lei era corsa in bagno. E con gesto eroico, incurante delle conseguenze, aveva raccolto quel fagottino sporco di sangue, fra le gambe della madre seduta sul wc. Aveva ancora il cordone ombelicale attaccato. Ma la bimba non piangeva. Per farla respirare l'aveva presa per i piedi e scossa. Poi le aveva praticato il massaggio cardiaco e persino la respirazione bocca a bocca. Per una buona mezz'ora aveva continuato a massaggiarle il petto e a soffiarle l'aria in gola. Tutto inutile. «Per me è una sconfitta e un dolore grandissimo, è come aver perso una figlia» ha detto ieri mattina la barista. Nel miracolo lei ci aveva sempre sperato. «Sapevo che la bambina era grave ma mi ero convinta che ce l'avrebbe potuta fare. E lo dicevo sempre anche ai miei clienti che non hanno mai smesso di chiedermi come stesse la bambina dal pomeriggio dell'incredibile parto». La notizia che non avrebbe mai voluto sentirsi dire, l'ha avuta ieri dai genitori, Danilo Grossi, 52 anni, muratore e la moglie Agnese, polacca di 35 anni. «Sono venuti qui al bar - racconta -, ho visto che avevano la faccia tirata, ci siamo guardati senza dire niente, e da un cenno del capo, come per dire "no", ho capito che non c'era più niente da fare». Almeno ha potuto salutarla. «L'altro sabato sono andata al Sant'Eugenio per vedere se c'erano novità, ma la bambina era sempre in prognosi riservata». Il papà di Melissa Elisabetta trova solo le parole per ringraziare i medici del Sant'Eugenio: «Sono stati bravissimi - dice - e ci sono stati sempre accanto». Stamattina verso le 10.30 nella cappella dell'ospedale ci sarà una messa per salutare la bambina che riposerà che nel cimitero di Nettuno.