Volevano vendere pure la Questura
Camorristi ed ex della banda della Magliana avevano già incassato 50 mila euro di caparra da un ricco credulone che dovbeva sborsarne 900 mila per il palazzo della Questura in via di San Vitale. Ma sono state anche altre le truffe ai limiti dell'inverosimile messe a segno dalla presunta gang di balordi e usurai. Tra le vittime ci sono degli eccellenti, come il povero attore scomparso Pietro Taricone, poi piloti, forze dell'ordine, medici, impreditori e impiegati di Acea e Telecom. Insospettabili pure gli artefici dei raggiri: avvocati, commercialisti, agenti immobiliari e pierre delle serate romane. Ieri notte, dopo due anni di indagini la Squadra mobile coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura di Roma ha ammanettato undici persone indagandone altre 23. Sono i due livelli della presunta associazione per delinquere. Al vertice gli indagati ai quali si è arrivati con l'inchiesta sull'omicidio di Umberto Morzilli, freddato il 29 febbraio 2008 a Centocelle per un regolamento di conti. Al secondo livello invece gli arrestati. Stando agli accertamenti della Mobile di Vittorio Rizzi e della sezione Criminalità organizzata di Luca Armeni, a guidarli era un ristoratore di Grottaferrata, Francesco Mario Dimino, titolare del locale «Sapori di Sicilia». Sotto di lui il pierre Simone Scorcelletti, gli assicuratori Stefano Loconte, Massimo Alessandro e Gabriele Carbone, il gioielliere Armando Rinolfi il commercialista Fabrizio Testaguzza e l'avvocato penalista Ernesto Rampini. C'era chi contattava i soggetti da truffare e chi dava credibilità alle operazioni. E chi, come Guerino Casamonica, doveva recuperare i crediti, con le buone o le cattive. La banda avrebbe intascato denaro per la promessa di un posto nella segreteria del ministro ai Beni culturali Sandro Bondi, 32 mila euro per il 38% delle quote della villa del calciatore giallorosso Marco Cafù, 20 mila per la stessa percentuale della residenza dell'ex patron della Lazio Sergio Cragnotti. E ancora: per vendite all'asta di auto di lusso, immobili come la Coin a Cola di Rienzo e altri. A uno di questi pare fosse interessato Taricone, che a viale Mazzini ebbe un primo appuntamento proprio col ristoratore Dimino. I luoghi degli appuntamenti infatti non erano casuali, dovevano dare l'impressione che gli insospettabili si muovessero in quegli ambienti. Erano il Tribunale civile, il Fungo e il caffè Palombini all'Eur. Le indagini proseguono.