Emozione in Aula Giulio Cesare tra scivoloni, critiche e papillon
«Ao, ma che è un piatto con l'asciugamano?». La giornata celebrativa dei 140 anni dalla Breccia di Porta Pia, inizia con un interrogativo sulle decorazioni del monumento. E in effetti al centro delle patene che decorano la facciata di Porta Pia si trova un cubo di marmo. L'illusione è che si tratti di catinelle con un asciugamano intorno e un pezzo di sapone in centro. Si dice sia stato uno scherzo di Michelangelo che volle così ricordare le origini di Pio IV che la leggenda vuole discendere non dai Medici ma da barbieri milanesi. Non è questa l'unica curiosità della giornata. A partire da piazza del Campidoglio, addobbata con anthurium verdi, bianchi e rossi, alternati a garofani gialli e rossi. Persino una splendida siepe scultura della Lupa eseguita dal Servizio Giardini. Il protocollo è rigido. Da una parte le scolaresche con le bandiere tricolore e pronte per l'Inno di Mameli, di fronte, il picchetto d'onore. C'è attesa per la visita del Capo dello Stato. La «nuova» Aula Giulio Cesare, ristrutturata a tempo record, è già gremita. Inevitabili i commenti sul nuovo look. Allo stupore per il mosaico del III secolo «isolato» dal plexiglas, che è costato un sonoro scivolone a una deputata del Pdl, è sopraggiunta la curiosità per i nuovi scranni. I consiglieri capitolini si sono così ingegnati nello scrittoio ribaltabile con pc incorporato, il microfono a scomparsa e soprattutto il nuovo sistema touch screen per votare. E già sorge il primo dilemma. «Ma non ci sono i colori? il rosso e il verde? così ci si può sbagliare», commenta qualche eletto. Però sul display ci sono scritte (in grande) le opzioni di voto: si; no; ast. Insomma, a saper leggere... Ma la sorpresa più grande è quella degli scranni. Fissi, in legno con seduta e schienale rivestiti in rosso, non piacciono quasi a nessuno. «Sono alto, la seduta è troppo corta», commenta il capogruppo Pd, Umberto Marroni. Mentre il leader de La Destra, Francesco Storace, passato agli onori delle cronache per aver tirato una sedia-scranno verso un consigliere del Pd, avrebbe commentato lapidario: «Non mi piacciono, non si possono tirare». La solenne seduta inizia. Peccato che nella sala attrezzata per la stampa l'audio faccia cilecca. Il discorso del presidente del Consiglio comunale, Marco Pomarici che sottolinea il «privilegio di archiviare il Consiglio comunale e dare il benvenuto all'Assemblea capitolina», così come quello del vicesindaco, Mauro Cutrufo, tra i promotori e primi firmatari della storica riforma, vengono seguiti con l'effetto «acquario». Non resta che guardare le immagini. E scoprire per la prima volta il leader di Action, Andra Alzetta (detto Tarzan) in giacca e cravatta e la finezza del capogruppo della Lista civica Rutelli, Gianluca Quadrana sfoggiare un papillon in seta grigia. «Alla fine l'unico vero risorgimentale sono io». A quel punto non c'è più dubbio: è nata l'Assemblea capitolina.