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Nasce Roma super capitale E già spuntano i primi nodi

Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, nel museo dell'Ara Pacis con il nuovo logo della città

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Sarà durato pochi secondi ma certamente devono essere sembrati tra i più lunghi della vita. È iniziata con uno scherzo una delle giornate più importanti della storia amministrativa del Paese da almeno un secolo e mezzo. «Alla fine della votazione da parte del Consiglio dei ministri il presidente Berlusconi mi ha fatto entrare - ha raccontato lo stesso Alemanno - Gianni Letta allora mi ha detto che i ministri della Lega avevano votato contro, poi mi ha rivelato che invece sul decreto c'era stata unanimità. Ho assistito personalmente alla firma del decreto su Roma Capitale da parte dei ministri Bossi e Calderoli. Io ho ringraziato tutti e ho abbracciato il ministro Calderoli, perché è stato determinante in questo processo». Il decreto che definisce Roma un «ente speciale», definendone gli organi istituzionali, verrà ora pubblicato sulla Gazzetta ufficiale e, da quel momento, sarà legge. Euforia e soddisfazione da tutta la compagine politica capitolina locale e nazionale che, ricordiamo, ha approvato la bozza di decreto all'unanimità. Un'euforia che durerà almeno fino a lunedì, quando il nuovo status di Roma Capitale verrà adeguatamente festeggiato con la visita ufficiale del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano in Campidoglio. Non tutte luci però. Sul decreto, comunque storico, ci sono già diverse ombre. A partire dal nodo cruciale del numero dei consiglieri. Respinta infatti la proposta del Campidoglio di mantenere a sessanta il numero dei membri dell'Assemblea capitolina. I consiglieri eletti dovranno quindi scendere a 48. Un numero che comporta non solo un problema di rappresentanza, considerando che Roma conta oltre 2,8 milioni di residenti ma anche di assetto politico della giunta. Con 48 consiglieri infatti la squadra del sindaco si dovrà fermare, o meglio restare, a 12 assessori. Un problema non secondario per l'annunciato rimpasto della giunta Alemanno, convinta che poteva contare su un allargamento a 15. E su questo si stanno già scaldando i motori. «Il rimpasto di giunta si farà - ha ribadito Alemanno - ma bisogna approvare in fretta il nuovo Codice delle autonomie in cui ci sarà la ridefinizione del numero di consiglieri e degli assessori. È comunque una questione di pochi mesi». Altre scartoffie da studiare dunque, mentre sul tavolo ci finiscono due questioni «vitali» per il futuro della Capitale. Il secondo decreto attuativo della legge di Roma Capitale, quello che riguarda il conferimento di poteri e funzioni autonomi rispetto a Regione e Provincia e l'accorpamento dei Municipi. A partire da lunedì infatti l'Assemblea capitolina dovrà redigere il proprio Statuto e tra l'altro ridisegnare i confini dei 19 Municipi che dovranno «restingersi» a 15.   La strada, ovviamente, è tutta in salita. La bozza di lavoro dalla quale si partirà è quella già annunciata da questo giornale. I criteri da applicare terranno conto di due cardini fondamentali: affinità territoriali e popolazione residente. La prima è persino ovvia, non si può pensare di unire il XX Municipio con il X. La seconda se non proprio ovvia almeno scontata: evitare l'unificazione amministrativa di un territorio che conti più di 250 mila abitanti circa. Ecco allora che, mappa alla mano, la soluzione indicata è quella di unire il Primo Municipio con il XVII, vale a dire il Centro storico a Prati e Vaticano; il VI, vale a dire l'area del Prenestino Labicano, Tuscolano, Collatina e che è considerato tra i Municipi più "piccoli" con il VII, che comprende tra l'altro Centocelle, Don Bosco, Tor Sapienza. L'XI Municipio (Ostiense-Garbatella- Ardeatino) potrebbe invece fondersi con il XII almeno nella parte che riguarda l'Eur. Altri quartieri del XII Municipio, come ad esempio Tor de' Cenci, Mezzocammino, Castel Porziano potrebbero invece fondersi con il XIII MUnicipio. Il confronto, dentro e fuori dell'aula Giulio Cesare, sui nuovi confini della Capitale è appena agli inizi ma c'è già chi chiede il referendum, come il minisindaco dell'XI, Andrea Catarci. I motori insomma sono già caldi.

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