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Precari al posto dei prof che scioperano

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Iricercatori a tempo indeterminato della Sapienza per protestare contro il ddl Gelmini incrociano le braccia minacciando di bloccare l'avvio dell'anno accademico? Altri ricercatori, i contrattisti, cioè l'ultimo anello della docenza-fantasma, la categoria più debole, meno rappresentativa e rigorosamente non retribuita, potrebbero sostituirli. Con la complicità di certi presidi che per evitare la paralisi della didattica hanno prorogato fino all'11 settembre il termine della presentazione dei curricula nei bandi di «vacanza di insegnamento», cioè quei corsi e workshop senza docenti che annualmente vengono coperti gratis dai contrattisti. Gli incarichi vengono assegnati dopo l'ok di una commissione scientifico-didattica all'interno delle facoltà che valuta i loro curricula. Un escamotage già partito all'Università di Bologna e che ha scatenato un putiferio da parte dei ricercatori strutturali. Insomma c'è il rischio che scoppi una guerra tra poveri. «Veramente i poveri siamo noi - ribatte un ricercatore contrattista che vuole rimanere anonimo - perché i nostri incarichi che sono trimestrali o semestrali non sono retribuiti. Eppure ci vengono affidati dei corsi veri di 100 ore e più, facciamo gli esami, prepariamo le tesi, insegniamo in workshop e seminari». Mentre i circa duemila ricercatori in agitazione? «A loro l'attività didattica non gli viene riconosciuta ai fini di un avanzamento di carriera, non possono far valere questi titoli in una prova concorsuale per associato. Ecco perché chiedono l'immissione in ruolo. Ma sono in pianta stabile e stipendiati». Voi contrattisti quanti siete? «Tantissimi però nessuno ci ha mai quantificato. Siamo snobbati pure dai sindacati! Comunque diamo il nostro contributo a tenere in piedi la baracca. Soprattutto nelle facoltà più grandi. Soltanto a Architettura siamo circa ottocento, più dei prof ordinari e dei ricercatori strutturati messi insieme. Spopoliamo a Giurisprudenza e Medicina. Non possiamo scioperare, altrimenti si fermerebbe il funzionamento di molte facoltà». Pronti a coprire, dove possibile, i posti lasciati liberi dai colleghi? «Magari! Però molti di loro stanno nelle commissioni scientifiche che scelgono i contrattisti. Potrebbero metterci i bastoni tra le ruote». Ma il ddl Gelmini penalizza anche voi? «Bè certo! Soprattutto quelli che hanno già accumulato sei anni di contratto. Che siano a titolo gratuito non importa». Cosa chiedete invece? «Contratti pluriennali come professori aggregati (ovvero di terza fascia) a tempo determinato. Insomma vorremmo essere noi i beneficiari del decreto Gelmini».

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