Per tre giorni, da oggi a lunedì, Roma festeggerà i 140 anni come Capitale del Paese con celebrazioni istituzionali di caratura nazionale
Museiaperti, commemorazioni a Porta Pia con la Fanfara dei Bersaglieri, fuochi d'artificio e concerti bandistici. Da tre giorni invece un altro luogo simbolo della storia che accompagnò Roma fino a diventare la Capitale, sembra sbriciolarsi sotto i colpi dell'incuria e dell'abbandono. È un tratto delle antiche mura che cinturano il Gianicolo, dette Gianicolensi, proprio nell'area sottostante il monumento di Anita Garibaldi. La colpa non è del maltempo dato che la "stagione delle piogge" non è cominciata. Se può consolare va detto che il punto dove si sono staccati altri due pezzi di marmo è quasi lo stesso dove un anno e mezzo fa, nel gennaio del 2009, rovinarono in terra altre porzioni del cornicione. L'area venne recintata e la carreggiata ristretta al traffico. I vigili del fuoco che allora intervennero imputarono il primo crollo «alla vetustà del legante interposto, alla folta vegetazione di arbusti le cui radici avrebbero creato delle spinte espulsive nei confronti degli elementi di cornicione interposti nella muratura». Così gli esperti all'epoca i quali aggiunsero che la situazione «piuttosto seria» avrebbe portato nel tempo a «un peggioramento statico delle Mura». Nemo profeta in patria. Infatti il distacco del travertino si è replicato poco più in là. Probabilmente per quelle stesse ragioni. Roma, lo sanno anche i bambini, è quasi trimillenaria e le mura Serviane, Aureliane o Gianicolensi scandiscono il tempo che passa. Queste ultime realizzate dai papi Urbano VIII e Innocenzo X, che vanno da Porta Portese all'attuale piazza del Sant'Uffizio, sostituirono in pratica il tratto transtiberino di quelle Aureliane. Non antichissime, dunque, ma certamente datate per le quali occorre un piano di recupero e risanamento anche nel nome delle celebrazioni dell'Unità d'Italia. Protagoniste anche loro di un pezzo di storia di Roma prima e dopo il 1870.