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Corsa veloce in taxi scatta la truffa

Taxi a Fiumicino

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Storie di ordinaria follia, o meglio, storie di chi si sente legittimato a inventarsi le regole pur di «fregare» il cliente. E così, se una sera ti inventi di chiedere a un tassista di premere un po' di più sul pedale dell'acceleratore ecco che, alla fine della corsa, ti ritrovi la sorpresa: «Mi ha chiesto di correre, allora mi deve dare 10 euro in più per il servizio veloce». Poche parole, messe nere su bianco sulla ricevuta di pagamento da A.F., tassista della vettura con sigla A3, che arrivano a conclusione di una vicenda cominciata martedì alle 21.15 all'aeroporto di Ciampino. Tutto è iniziato quando, arrivato allo scalo romano, dopo una giornata di lavoro fuori Roma, ho dovuto prendere un taxi per tornare, nel più breve tempo possibile, in redazione a Palazzo Wedekind. La leggenda e la nomea di alcuni tassisti di Ciampino che più volte hanno riempito le pagine dei giornali con i loro tentativi di aumentare il costo delle tariffe per chi è diretto a Roma, mi era nota, ma mai avrei pensato che sarebbe accaduto anche a me. Qualche avvisaglia sulla furbizia di A.F. l'avevo percepita salendo in macchina quando, poco prima di partire, avrebbe voluto caricare sulla vettura anche dei turisti precisando comunque che «ognuno avrebbe pagato i propri trenta euro». Una cosa che poi, di fronte alla mia pressante richiesta di velocizzare i tempi ha abbandonato. E così è iniziato il viaggio che mi ha permesso in mezz'ora di essere in redazione. La vicenda però è degenerata dal momento in cui A.F., portatomi a destinazione, pretendeva che gli versassi 40 euro per un tragitto che, come riporta il tariffario stabilito dal Dipartimento VII - Politiche della Mobilità del Comune, ne costa solo 30. Una discussione iniziata prima in macchina, dove il tassista mi ha attaccato verbalmente giustificando il sovrapprezzo perché gli avevo chiesto di correre e di tenere la luce accesa nell'abitacolo (stavo dettando un pezzo a un collega), e continuata, subito dopo, in strada a largo Chigi dove, dopo avermi minacciato di volermi portare dai carabinieri, cosa che non è successa, mi ha messo nella condizione di dover scendere. La fretta di dover tornare al giornale mi ha impedito di poter ricorrere alle forze dell'ordine per far sanzionare il pessimo comportamento del tassista che intanto, dopo essersi intascato i 40 euro e aver compilato la ricevuta, mi ha negato la propria identità: «Non le dico chi sono, quella è l'identificativo della vettura, le deve bastare». Ma come ogni storia che si rispetti, il lieto fine è sempre dietro l'angolo e infatti, mi è bastato aprire lo sportello dell'auto e leggere il nome sulla targhetta per aggiudicarmi il premio partita: uno sputo che per fortuna non mi ha raggiunto, ma che ha classificato benissimo il «signor» F.

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