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I costi delle proteste già pagati dal governo

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Unabagarre annunciata, quella scatenata dalla lettera, e dalle proposte del sindaco Alemanno per una nuova disciplina sui cortei. A sollevare le polemiche soprattutto quella di chiedere un contributo alle spese, ribattezzato «tassa» dall'opposizione, ai manifestanti. Duro il commento del capogruppo Pd in Campidoglio, Umberto Marroni: «La democrazia non può essere tassata e la libertà di espressione è un diritto costituzionale sacrosanto i cui costi sono legittimi». Un «no» secco anche da parte dei radicali che si chiedono come mai il sindaco non pensi a «regolamentare anche altri due tipi di cortei: quelli delle auto blu, che invadono e congestionano il centro storico, e quelli a sfondo religioso». Tira dritto al governo, il consigliere capitolino del Pd, Daniele Ozzimo: «Vorrei chiedere al primo cittadino dove è finita l'ipotesi che sia lo Stato italiano a coprire le spese delle manifestazioni. Credo che sia l'unica e la più giusta strada percorribile. Invitiamo quindi il sindaco ad utilizzare tutti gli strumenti a disposizione del Comune di Roma per chiedere lo stanziamento di maggiori risorse da parte del governo atte a coprire le spese derivanti, tra l'altro dall'inevitabile attenzione di cui Roma gode nel ruolo di Capitale». Provocazione ad hoc da parte del vicepresidente della Regione, Luciano Ciocchetti: «La soluzione? La Lega proponga di farli a nord. Al di là della provocazione e tornando al tema dei cortei serve certamente una più rigorosa regolamentazione ma che lasci sempre la libertà di espressione. C'è bisogno che le istituzioni, i manifestanti e i sindacati si riuniscano intorno ad un tavolo per avviare un vero cambiamento che possa tutelare tutte le parti in causa». Fa quadrato il Pdl capitolino. Per il presidente della commissione comunale alla Sicurezza, Fabrizio Santori «è assolutamente fuori di dubbio che, a meno che il Governo non decida di aumentare il finanziamento dei fondi erogati per Roma, associazioni sindacali che ancora non rispondano alle disposizioni della conferenza dei servizi e partiti dovranno dare il loro contributo». Per il delegato al Centro Storico, Dino Gasperini «La posizione dei soliti noti della politica è lontana anni luce dalla realtà. Si cerca invano di dividere la città con motivazioni inconsistenti e pretestuose», mentre per il vice capogruppo Pdl in Comune, Giordano Tredicine «è inammissibile che sia solo il Comune, e quindi i cittadini romani, a pagare le spese per ripristinare il decoro nei luoghi delle manifestazioni. Propongo che le spese di gestione dei cortei siano addebitate agli organizzatori che dovrebbero depositare una fideiussione a copertura di danni provocati dai manifestanti a cose pubbliche e private». I sindacati, da parte loro, hanno invece incassato una piccola vittoria: il sindaco li ha definiti «un esempio» perché pagano un contributo per le manifestazioni. Tuttavia, per Gianni Fortunato dell'Ugl «è impensabile un regime così restrittivo anche perché chi stabilisce a chi spetta il diritto di manifestare in un giorno? Bisognerà prenotarsi?». Per Claudio Di Berardino Cgil «le manifestazioni si fanno quando servono, non sono una gita turistica da fare nel fine settimana. Questa sembra più una limitazione che una regolamentazione».

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