Le Olimpiadi 2020 servirebbero come il pane alla Capitale e, soprattutto, ai suoi cittadini.
Peravviare cantieri, per creare infrastrutture, per generare nuove opportunità di lavoro. Più semplicemente per ammodernare Roma, traghettarla veramente nel nuovo Millennio e completare quanto di incompiuto è stato lasciato dopo il Giubileo del 2000. Per questo vanno accolte con estremo interesse le parole del sindaco Alemanno e della governatrice Polverini all'incontro pubblico sulla candidatura ai Giochi 2020 tenutosi ieri pomeriggio al mercato di Conca d'Oro. Perché è da lì, dai quartieri popolari delle periferie, che deve partire il sogno a cinque cerchi. Perché se la candidatura a ospitare la kermesse planetaria per antonomasia non è funzionale ai cittadini della città allora è meglio lasciar perdere prima ancora di cominciare. Per essere chiari: i progetti di realizzare una Roma a misura di romano, una città che riesca davvero a coniugare il centro storico e i quartieri «bene» e la cosiddetta «cintura rossa» (quei Municipi popolari tradizionalmente di sinistra che nel 2008 hanno scelto Alemanno) non devono rimanere solo belle intenzioni. Dall'iniziativa promossa dai consiglieri comunali di Laboratorio Roma emerge un quadro confortante in questo senso. Comune e Regione vanno avanti coesi, ribadiscono l'intenzione di lavorare insieme per ottenere i Giochi olimpici con la benedizione del governo e del presidente della Repubblica. «Napolitano ha sancito e benedetto la candidatura di Roma alle Olimpiadi 2020», spiega Alemanno. segue a pag. 49