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Caos soccorsi per due sterpaglie

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Decinedi case rischiano di bruciare tra le fiamme a Fiumicino perché i vigili del fuoco finiscono l'acqua. E così la Regione Lazio deve inviare tre elicotteri e un Canadair a spegnere l'incendio. «Incendio nato da quattro sterpaglie in via del Pesce Luna e che avrebbe potuto essere smorzato in mezz'ora se soltanto il Comune avesse rinnovato il contratto con le associazioni locali di protezione civile», accusa Paolo Calicchio, capogruppo del Pd. Perché a Fiumicino, città con 73mila abitanti non ci sono caserme dei pompieri. E così quando ieri alle 16 un campo incolto ha preso fuoco, sono arrivati subito i vigili urbani. Che, però, non hanno autobotti né pompe. Hanno chiamato la centrale operativa dei vigili del fuoco a Roma. Ma tra via Genova e via del Pesce Luna ci sono quaranta chilometri di distanza. Risultato? Le fiamme alimentate dal vento hanno raggiunto ben presto via Coccia di Morto. Al di là c'è l'aeroporto. Una enorme colonna di fumo nero ha costretto la torre di controllo a concentrare atterraggi e decolli sulla terza pista, quella più lontana dalla costa. Il rogo ha costretto i pompieri del Leonardo da Vinci a uscire per scongiurare il peggio. Ma la schiuma spruzzata delle autobotti è finita presto e i pompieri di Roma per arrivare ci hanno messo un bel po'. I vigili urbani hanno chiesto aiuto alla Regione Lazio, che ha inviato tre elicotteri e un Canadair. Decine i residenti evacuati. Per domare l'incendio ci sono volute tre ore. «Con una spesa dieci volte maggiore se il rogo fosse stato spento subito dai volontari della protezione civile», afferma Calicchio. «Scaduto il contratto con l'associazione «Nuovo domani», che interveniva in queste occasioni, la giunta ha preferito non rinnovare l'accordo. Adesso nessuno fa prevenzione antincendio».

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