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Addio ai piccoli ospedali Il Cristo Re verso la vendita

Il presidente della Regione Renata Polverini

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La corsa contro il tempo per rispettare la scadenza del 30 settembre, ottenere lo sblocco dei 420 milioni di fondi Fas ed evitare l'aumento delle aliquote Irap e Irpef è cominciata. Anzi, a dire il vero, non s'è mai fermata. La governatrice Renata Polverini ha lavorato tutta l'estate al riordino della rete ospedaliera, cercando di conformare i decreti alle linee guida inserite nel piano sanitario 2010-2012 redatto e presentato il 29 dicembre 2009 dall'ex commissario Guzzanti al governo, approvato dai tecnici del Tesoro e divenuto legge regionale in seguito alla pubblicazione sul Bollettino ufficiale del 28 luglio scorso. Anche ieri la Polverini si è riunita col subcommissario Morlacco e la dg di Asp-Laziosanità Guasticchi per trovare la quadra sul piano da presentare al governo. La discussione nel merito dovrebbe tenersi intorno al 10 ottobre.   I tecnici del Tesoro sono stati chiari: per ottenere i Fondi per le aree sottosviluppate destinati a ripianare parzialmente un deficit annuo da 1,6 miliardi il Ministero pretende l'attuazione per decreto del piano sanitario di Guzzanti. Tradotto: non è sufficiente tagliare 2.500 posti letto (2.492 per la precisione, il 10% almeno dei quali inciderà sulla riabilitazione per rispettare il parametro di 4 posti letto per mille abitanti), riconvertire 10 ospedali (Sezze, Gaeta, Montefiascone, Ronciglione, Amatrice, Ceccano, Rocca Priora, Zagarolo, Ariccia e il Cpo di Ostia) e tagliare il budget delle prestazioni ai privati e al Policlinico Gemelli come previsto dai 12 decreti varati il 31 maggio. Servono un intervento più incisivi: la riconversione in Residenze sanitarie assistite o Presidi territoriali di prossimità di tutti e 26 gli ospedali indicati da Guzzanti. Arpino, Ferentino, Ceprano, Isola Liri, Minturno, Cori dovranno essere riconvertiti in Rsa. Colleferro chiuderà una volta realizzato l'ospedale di Anagni. Subiaco, Palombara, Villa Albani ad Anzio, Marino, Pontecorvo, Magliano Sabina, Tarquinia diventeranno presìdi con un'unica specialità, ricoveri diurni e Ptp. Anche i grandi ospedali romani non saranno al riparo dalla scure: il San Filippo Neri perderà lo status di azienda ospedaliera e verrà accorpato al Sant'Andrea, oltre a veder ridimensionato il dipartimento di cardiochirurgia. Stesso discorso per il Cto con il Sant'Eugenio. Il personale in esubero verrà ricolloccato per supplire al blocco totale del turn over e coprire le carenze d'organico di Asl e ospedali. Allo studio anche una rimodulazione delle convenzioni con i privati, con evidenti rischi per gli attuali livelli occupazionali. Solo a questo punto il governo darà l'ok allo sblocco dei fondi Fas, evitando l'aumento delle tasse. I tecnici ministeriali inoltre potrebbero successivamente dare il via libera ai nuovi ospedali previsti: Anagni, Monterotondo, Policlinico dei Castelli ad Ariccia e Ospedale del Golfo a Gaeta. Un discorso a parte meritano gli ospedali religiosi, i cosiddetti «classificati»: San Carlo, Vannini, Cristo Re, San Pietro, Fatebenefratelli, Idi. Ai tagli del 20% già decisi da Marrazzo la Polverini vorrebbe imporre un'ulteriore decurtazione del 10% sulle prestazioni dal 2009 al 2012. Intenzione che ha provocato l'irrigidimento dell'Aris, con i «classificati» pronti a mettere in mobilità i lavoratori. Solo per il Cristo Re si tratta di una perdita stimabile per il 2009 intorno ai 22,8 milioni di prestazioni erogate e non retribuite. Una situazione insostenibile che potrebbe portare alla vendita dell'ospedale a un gruppo francese.

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