«Olimpico, chi sporca paga» Altolà del sindaco alle società
Civogliono tra i 5.500 e i seimila euro per ripulire le aree esterne adiacenti all'Olimpico. Tanto spende Ama quando 50-80 mila tifosi sciamano dallo stadio. Tra «riffe e raffe», fanno circa mezzo milione di euro l'anno tra partite, concerti e manifestioni varie. E il conto alla fine lo pagano i romani. Perché se Ama sborsa deve pur rifarsi. E su chi, se non sul contribuente? Ecco perché ci interessa il messaggio del sindaco Gianni Alemanno che suona così: Olimpico, chi sporca paga. «Ho chiesto ad Ama, nel quadro di riassetto aziendale e di abbattimento delle spese, di intervenire attraverso Coni Servizi spa affinché il costo del servizio di pulizia nell'area dello stadio Olimpico, dopo ogni evento ospitato, non pesi più sul suo bilancio aziendale» ha detto ieri Alemanno. «Credo sia giusto che a pagare siano le presidenze delle società di calcio, in occasione di eventi sportivi, e gli organizzatori di concerti e manifestazioni, quando l'Olimpico viene utilizzato per fini non sportivi, e non Ama, come avvenuto finora - ha proseguito il sindaco -. Mi auguro che venga al più presto trovata una soluzione condivisa che tuteli il Coni, le società sportive interessate, gli organizzatori di eventi e l'azienda Ama». Il presidente del Coni Giovanni Petrucci è d'accordo. «Condivido pienamente le parole del sindaco e sottolineo che la Coni Servizi, nell'ambito dei contratti stipulati per l'utilizzo dello stadio Olimpico, prevede appunto che ogni singolo servizio debba essere un onere a carico di chi organizza l'evento, secondo uno schema logico e assolutamente da condividere, nell'interesse delle varie parti in causa. La Coni Servizi, peraltro, in occasione di manifestazioni e appuntamenti autoprodotti, si fa direttamente carico dei costi relativi alle operazioni di pulizie e smaltimento rifiuti». Bene il sostegno alle spese di pulizia ma «gratis per sport di base e amatoriale» è invece il messaggio che arriva dal delegato del sindaco Alemanno, Alessandro Cochi, che chiede anche di calmierare i costi «in relazione alla finalità degli eventi per evitarne il il trasferimento in altre città o addirittura in altri paesi e la perdita di immagine e occupazione».