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Negoziante aggredito e minacciato Spunta l'ombra del racket bengalese

Polizia in azione

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«Non denunciare l'aggressione o darò fuoco al negozio». Spunta l'ombra del racket nella comunità bengalese. Di boss «made in Bangladesh» dall'aspetto dimesso e inoffensivo che invece sfruttano chi ha aperto negozi e gli ambulanti che infestano il centro. È il sospetto della polizia del commissariato San Paolo diretto da Giuseppe Miglionico. A dare consistenza all'ipotesi è il raid dell'altra sera in una frutteria-alimentari in via Sirtori, al Portuense, per il quale sono stati arrestati tre bengalesi ed è stato scoperto un giro di sfruttamento dell'immigrazione clandestina con due denunciati. Intorno alle 20.30, dopo aver atteso che le altre attività commerciali chiudessero, sei bengalesi, tra i 20 e i 35 anni, hanno fatto irruzione nel locale con all'interno il titolare, K.M.T, 31 anni, e il nipote K.R., di 28: hanno preso merce e bevande, poi hanno chiuso il più giovane nella cella frigorifera, preso a calci e pugni il primo costringendolo a consegnare l'incasso, 300 euro.   A dare il senso di una spedizione punitiva, però, è stato l'atto finale dell'aggressione. Uno dei sei infatti ha avvertito il titolare: «Tempo fa tuo nipote mi ha denunciato. Ha sbagliato. Fallo anche tu e darò fuoco al negozio». Il parente in questione ha un banco a piazza Navona. Circa due mesi fa è stato aggredito da una gang bengalese di cui faceva parte anche uno dei sei dell'altra sera. Quindi un'aggressione dopo l'altra, per far capire come vanno le cose: bisogna subire ed essere omertosi, non denunciare. Cose che invece non hanno fatto i due bengalesi della frutteria. Si sono precipitati in Commissariato e hanno raccontato i fatti. Gli investigatori hanno cominciato a stringere il cerchio arrivando in un appartamento in via Gregorio VII.   All'interno quattro dei sei rapinatori del raid al Portuense, dai 19 a i 27 anni, e quattordici bengalesi, di cui quattro clandestini, sguinzagliati in centro a vendere fiori e dischetti volanti fluorescenti (stipati negli scatoloni). Erano inquilini a 150 euro a posto letto dovuti al loro capo bengalese, denunciato per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Un'attività che rende: il boss l'appartamento lo vuole comprare.

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