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Le forze dell'ordine "Si alle case chiuse"

prostituzione

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Sì alla riapertura delle case chiuse. Se fossero gli operatori delle forze dell'ordine a dover decidere sui «rimedi» antiprostituzione, non avrebbero dubbi. Toglierebbero i sigilli ai bordelli, regolarizzerebbero l'attività delle prostitute, garantirebbero controlli sanitari, tasserebbero il loro lavoro alla stregua degli altri. Avendo in mente due risultati da raggiungere nell'immediato: strade libere dal passeggio del sesso e terra bruciata ai criminali, i quali indubbiamente avrebbero meno spazio per esercitare il loro controllo sulle ragazze-schiave. «Il mercato del sesso romano - spiegano in forma anonima, per evitare guai disciplinari - per la maggior parte è rappresentato soprattutto da donne straniere, provenienti dai paesi dell'Est, e solo in quote marginali da Nigeria e Cina, oppure dal Sud America. I trans sono un'altra minoranza, e per loro va fatto un ragionamento diverso: è difficile parlare di racket. Però le donne - proseguono - sono sfruttate. Un fatto che forse non interessa molto al cliente, ma che invece bisogna tenere bene a mente. Sono costrette a vendersi per far guadagnare gli sfruttatori. Se si legalizza un'attività, si riducono le possibilità che possa essere esercitata illegalmente. Oggi la prostituzione è un mercato in mano a criminali stranieri: romeni, albanesi e nigeriani. I cinesi si stanno sempre più organizzando e si muovono su mercati parallelli: la cinese bella è destinata esclusivamente ai bordelli per cinesi, la meno attraente è concessa agli stranieri. I membri di queste organizzazioni sono spietati e senza scrupoli, ingaggiano le loro vittime con l'inganno e la forza e poi le costringono a lavorare in strada, anche sotto il ricatto che altrimenti faranno del male ai loro familiari in patria. Sui marciapiedi si trovano minorenni, arrivate in Italia non si sa sempre come. Una casa chiusa dove chiunque sarebbe controllato, di cui si conoscerebbero i dati anagrafici, su cui addirittura si eserciterebbe un prelievo fiscale, rappresenta un danno per il criminale, per chi oggi sfrutta queste poverette e agisce nell'ombra, dove noi cerchiamo di stanarli. Guadagnano una montagna di soldi, in contanti: nel mercato del sesso non esistono cambiali. Denaro pulito che viene reinvestito in droga, o per quello che serve alla banda: armi, appartamenti e altre spese logistiche. L'altra ipotesi normativa - aggiungono - ovvero destinare alcune zone della città alla prostituzione, significherebbere dare mandato alla criminalità di gestire i propri affari liberamente. In passato, all'estero, esperimenti del genere sono stati fatti è hanno prodotto quell'autonomia illegale che ha reso più forte chi invece doveva essere indebolito». Le forze dell'ordine interpellate tengono a precisare che la riflessione è a pelo d'acqua, suscettibile di essere giudicata superficiale. Ma è una linea divisoria immaginaria e netta: eventualmente, no ai quartieri a luci rosse, sì alla riapertura dei bordelli. Poi i dettagli andrebbero tutti pensati. A Roma, nel settembre 2008 il sindaco Gianni Alemanno ha iniziato questa crociata per il decoro: pensava ai bambini che, passando in auto coi propri genitori, vedevano corpi seminudi in vendita. E poi per evitare le code di auto che intralciavano il traffico. Aggiornati al 31 agosto, ecco i risultati dell'ordinanza antiprostituzione: 14.045 verbali alle lucciole, 372 ai trans, 1.280 ai clienti (alcuni soggetti sono stati multati più volte). E il fenomeno continua.

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